Non bastavano i live action Disney a dimostrare che un film d'animazione è meglio che resti tale. Che non ha alcun senso questo nuovo trend. Eppure di testimonianze, negli ultimi anni, ne abbiamo raccolte a sufficienza. Ma evidentemente l'idea di strappare biglietti sfruttando franchise popolari e collaudati, stuzzica più delle probabilità di un fallimento, o di un progetto inedito. E se pensiamo pure a come i draghi vadano un casino, ultimamente, ecco che il copione di "Dragon Trainer" te lo trovi proprio lì, stampato sopra il tavolino.
Scherzi a parte - ma mica tanto - la Disney ha lanciato l'amo, ed era evidente che qualcun altro abboccasse. Al netto dei rischi che un'operazione del genere possa comportare, la domanda principale, almeno secondo chi scrive, resta sempre la stessa: "A che serve?". A che serve rifare un film pressoché identico all'originale con l'unica differenza di avere attori reali al posto di quelli animati. Persino i draghi, o i mostri in generale, nel caso in cui volessimo allargare il discorso, sono ricreati totalmente al computer, per cui, in qualche modo, live action sì, ma fino a un certo punto. Tra l'altro Sdentato, fiore all'occhiello del brand in questione, è un drago che nella sua conformazione qui resta molto simile, per fattezze, alla versione animata, e questo, probabilmente, per non rischiare che l'effetto "Oddio quant'è carino!" non andasse perduto in un restyling che avrebbe potuto renderlo drago più credibile, ma meno dolce e adorabile. Il resto, invece, somiglia molto a un'ordinaria amministrazione, ovvero a un "Come facciamo a fare questa cosa, provocando meno danni possibili?". Una domanda che, per fortuna, ha trovato soluzioni pratiche e che contribuiscono a rendere "Dragon Trainer" un prodotto d'intrattenimento onestissimo e in grado di non deludere quel target di bambini a cui è principalmente dedicato.
Si punta allo zero a zero, allora, e lo si raggiunge piuttosto agevolmente.
Un traguardo? Forse. Sta di fatto che, perlomeno a livello visivo, da Dean DeBlois - che tanto per contestualizzare è colui che "Dragon Trainer" lo ha scritto e diretto anche nella versione animata, sequel compresi - ci si poteva aspettare qualcosina in più, e questo forse è un malus che grava parecchio sul giudizio complessivo (dell'esperienza). Perché se a livello di narrazione e di ritmo ci siamo - ma quello era facile, perché bastava non sgualcire il materiale di partenza - sotto l'aspetto della spettacolarizzazione delle creature e di certe sequenze, l'impressione è che si sia fatto troppo poco rispetto alle potenzialità che si potevano avere, cinematograficamente parlando. Come se, davvero, attorno al progetto non ci fosse nient'altro che la spinta di una mera operazione commerciale, la chiamata di un'opportunità da cogliere, dettata dall'invidia nei confronti di un competitor che sta attaccando una fonte di mercato virtuosa(?), che non ci si può permettere di ignorare.
Un traguardo? Forse. Sta di fatto che, perlomeno a livello visivo, da Dean DeBlois - che tanto per contestualizzare è colui che "Dragon Trainer" lo ha scritto e diretto anche nella versione animata, sequel compresi - ci si poteva aspettare qualcosina in più, e questo forse è un malus che grava parecchio sul giudizio complessivo (dell'esperienza). Perché se a livello di narrazione e di ritmo ci siamo - ma quello era facile, perché bastava non sgualcire il materiale di partenza - sotto l'aspetto della spettacolarizzazione delle creature e di certe sequenze, l'impressione è che si sia fatto troppo poco rispetto alle potenzialità che si potevano avere, cinematograficamente parlando. Come se, davvero, attorno al progetto non ci fosse nient'altro che la spinta di una mera operazione commerciale, la chiamata di un'opportunità da cogliere, dettata dall'invidia nei confronti di un competitor che sta attaccando una fonte di mercato virtuosa(?), che non ci si può permettere di ignorare.
Dietrologie plausibili, magari imprescindibili, ma pure dietrologie che poi lasciano il tempo che trovano. Perché il destino di "Dragon Trainer" in live action - futuro compreso - a conti fatti sarà dettato dall'accoglienza degli spettatori in sala, dal successo al botteghino. Tutto il resto, tutte le analisi e i pensieri del caso, giusti o sbagliati che siano, spariranno invece come una Furia Buia durante le notti stellate.
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