Il Paradiso degli Orchi - La Recensione

Sussulti particolari non ha da offrirne Nicolas Bary nella sua trasposizione cinematografica, a quanto pare avallata da Daniel Pennac in persona, de "Il Paradiso degli Orchi".

Coinvolto a spiegare le ali del lato più umoristico del romanzo, Bary strappa il dramma e il mistero avvolto attorno agli accadimenti terroristici che si susseguono nei Grandi Magazzini in cui lavora come capro espiatorio il Benjamin di Raphael Personnaz, limitandosi a ricavarne, attraverso un fine lavoro di découpage, una lieve sottotrama thriller da inserire nel contesto con delicata leggerezza, determinante per non guastare i toni di un prodotto studiato a puntino per piacere un po' a tutti e non deludere nessuno. E' proprio questo allora a sottrarre interesse e affezione dalla sua personale (?) versione de "Il Paradiso degli Orchi", la scelta di non rischiare e osare in qualcosa di personale, il volere a ogni costo non deludere i fan della carta e il reprimere un'argomento pesante alleviando il peso-ostacolo del serio che altrimenti si sarebbe dovuto sopportare (e supportare).

La progettazione al millimetro di un lavoro tanto piacevolmente inoffensivo quanto inconsistente, conduce dunque Bary a portare a casa un'opera seconda di enorme zavorra nell'involucro per via della fama che andava a precederla ma praticamente vuota nei suoi contenuti, dove la mancanza di prendersi una responsabilità, un tocco autoriale o comunque di muovere il ritmo regolare ma statico impedisce reazioni diverse oltre lo stimolo di qualche ghigno, moderando la visione a un esperienza assai poco memorabile, smorzata dal corso delle ore e del tempo.

Fortunatamente il cinema francese (a tutto tondo) non è (solo) questo, il cinema francese è una realtà forte, che conosciamo benissimo e che ha bisogno di continuare a prosperare su onde ripide e maestose. Poi, che ci sia bisogno di commedie spensierate è altrettanto vero, ma che queste debbano cospargersi di impalpabilità e bontà di seconda mano è una stonatura assolutamente evitabile.
Discorso a parte vale invece per Bérénice Bejo e i suoi capelli rossi: evitare di restar sedotti dinnanzi a lei durante il film, e in generale, è a dir poco improbabile. L'unico colpo assestato da Bary, forse, è proprio quello di catturare il suo volto.

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