[In Concorso] Volantín Cortao - La Recensione

Ancora distante dalle autorità considerate mondiali, il cinema cileno sente il bisogno di racimolare anche lui la somma di denaro necessaria per quel biglietto aereo che può consentirgli di emigrare oltre i ristretti confini a cui è rilegato.

La preziosa occasione prende forma allora con la pellicola diretta a quattro mani da Diego Ayala e Anibal Jofré i quali rubando un linguaggio di esposizione da cinema prettamente europeo, esprimono una denuncia sociale ambientata nella città di Santiago, tratteggiando una località dove il confine tra delinquenza e onestà vede soffrire di una labilità talmente fragile da proclamarsi carnefice di innumerevoli, giovani vittime innocenti.
Ecco, perciò come la storia di Paulina si trasforma presto in una parabola universale: lei, ventuno anni e un intera vita davanti, figlia di genitori che la vorrebbero sistemata nel centro di riabilitazione per adolescenti in cui lavora come tirocinante, viene trascinata pacatamente al lato oscuro dopo essere stata licenziata per aver frequentato (senza nessun accenno di rapporto sentimentale) fuori dal posto di lavoro il giovane delinquente Manuel che, al suo opposto, proviene da una famiglia che non si è mai presa cura di lui e sopravvive arrangiandosi, privo di aspirazioni.

E' riposta essenzialmente nel suo farsi carico di una serie di manovre che non risultano mai comode e positive la potenza di "Volantín Cortao", apre con la speranza di redenzione e di rinascita ma poi compie gradualmente delle scelte che gettano l'atmosfera incoraggiante nello sconforto e, successivamente, nella catastrofe completa. Operano con la determinazione e la fermezza di chi ha deciso di spalancare una finestra lungo una realtà poco illuminata e individuabile Ayala e Jofré, immergono i loro personaggi in un pessimismo che somiglia quasi ad un richiamo di aiuto disperato, a una cattiveria da dover manifestare per far udire il bisogno di assistenza il più lontano e il più urgente possibile.
Con profilo autoriale si inabissano nelle esistenze di Paulina e Manuel eseguendo riprese prevalentemente camera a mano e piani stretti, aumentando quel senso di realismo che per il tema trattato tende ad avvicinare spesso la loro pellicola al documentario; dipingono una gioventù estirpata da futuri rosei, dedita alla malavita e che nel migliore dei casi è disposta ad accontentarsi di ciò che gli viene concesso, demotivata all'idea di poter aspirare a qualcosa di migliore o di più grande.

Pulito ed estraneo a qualunque corruzione di retorica (altro punto a favore), nel minuscolo cosmo da cui proviene e con cui tenta angosciosamente, con risultati egregi, di farci empatizzare "Volantín Cortao" afferma da parte del Cile una meravigliosa propensione allo stile minimale e alla sensibilità viscerale e tagliente, nonché un'acuta attenzione al cinema attuale migliore possibile con cui azzardare la simulazione.
Operazione che Ayala e Jofré hanno saputo attuare squisitamente.

Trailer:

Commenti

  1. A proposito del cinema cileno ti consiglio questo articolo, un po' datato, ma forse interessante... ;) http://unavitadacinefilo.wordpress.com/2012/01/30/machuca/

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