Belli e (im)Possibili: Non-Stop - La Recensione

La parentesi dell'undici settembre ha segnato molto l'America e il suo cinema, e a distanza di anni, l'evento, ancora ruota attorno ad un paese che mai, probabilmente, tornerà a sentirsi (veramente) invulnerabile come era un tempo.
La sicurezza, o la presunta illusione di essa, è stata ripristinata sul territorio, eppure la paura di venire sorpresi e di trovarsi nuovamente in pericolo non ha abbandonato l'immaginario di una parte della popolazione (grande o piccola che sia).

O almeno questo è il pensiero di Jaume Collet-Serra, che americano non è, vista la sua appartenenza spagnola, ma che si serve per il suo "Non-Stop" di una sceneggiatura scritta a quattro mani dagli americani John W. Richardson e Christopher Roach, per raccontare una storia che può sembrare il classico thriller terroristico ma che invece aspira a voler essere ben altra cosa.
Con un incipit che fa molto romanzo di Agatha Christie, e l'uso di un Liam Neeson ormai collaudatissimo interprete del genere action, la pellicola di Collet-Serra imbastisce uno scenario claustrofobico e misterioso su un potenziale assassino che contatta, via sms, lo sceriffo aereo Bill Marks, minacciando, a bordo del volo su cui sono entrambi, la morte di un passeggero ogni venti minuti a meno che non gli siano versati centocinquanta milioni di dollari su un conto corrente bancario. Creata la suspense e confermata la serietà del terrorista, "Non-Stop" si concede ad una crescita costante, condita da numerosi colpi di coda, onorando il genere - e quindi giocando coi passeggeri sospettati - e rovesciando le carte, mettendo in discussione la figura dello sceriffo a causa dei suoi problemi personali di alcolismo e debiti.

Eppure non è coi trabocchetti o con l'astuzia che Collet-Serra vuole portare a casa il compitino, le sue intenzioni sono ben altre e vanno oltre il thriller psicologico o il thriller ad alta tensione (che comunque sfiora e tocca). Il regista infatti ha bisogno di mettere in discussione la figura per eccellenza della sicurezza aerea - lo sceriffo - per arrivare a mettere in discussione la sicurezza (americana) tutta, inserendo un colpo di scena che spacca in mille pezzi le ipotesi di risoluzione, e attacca l'America sia dal punto di vista politico che da quello psicologico. Il fantasma dell'undici settembre allora ritorna, e ha intenzione di sistemare faccende in sospeso scaturite a seguito e oltre la sua venuta: reazioni, sospetti, strascichi, conseguenze, fa tutto parte di un disegno cominciato quel giorno. Tant'è che lo shock e la paura, oggi, non viene più per forza ed esclusivamente dall'estraneo o dallo straniero, ma scaturibile anche da chi individuiamo come nostro fratello.

Sebbene il finale, rassicurante un po' per dovere un po' per rispetto, miri a chiudere la suddetta analisi con una buona stretta di mano, il dubbio che una pellicola come "Non-Stop" possa aver trovato degli ostacoli per affermarsi in patria c'è e resta. L'ottimo lavoro eseguito dal regista Collet-Serra e dai suoi sceneggiatori, tuttavia (a parere di chi scrive) è innegabile e riuscito sopra ogni previsione, poiché crea alta tensione e intrattiene con maestria amanti del genere e non.

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