Anime Nere - La Recensione

Le anime nere di Munzi sono persone nate da un seme maledetto, un seme irremovibile, che condiziona e non lascia speranza. Un seme con cui si deve imparare a convivere, ma da cui separarsi è praticamente impossibile.

Come avrete intuito è la famiglia l'organo principale di cui "Anime Nere" vuole discutere, una famiglia di stampo malavitoso, spaccata proprio da questa spina, ma che un regolamento di conti obbliga a riunire, forse per l'ultima volta.
Eppure di fondo, non è la vendetta il filo principale della pellicola di Munzi, sebbene al suo interno essa abbia un ruolo fondamentale. Più di tutto però ad emergere e a venir fuori è la volontà di un padre di allontanare (e allontanarsi) il proprio figlio adolescente dalla strada che i suoi due fratelli - gli zii del ragazzo - hanno deciso di abbracciare, chi a tempo pieno, chi part-time. Strada che tacitamente - ci viene suggerito - doveva essere anche quella del nonno del ragazzo, vittima anche lui di un misterioso omicidio.

Ci porta in Calabria, allora Francesco Munzi, sull'Aspromonte, per mettere in scena una pellicola amara e ombrosa, dalla costruzione canonica, ma coraggiosa e volenterosa di non rimanere incastrata nei soliti modelli che probabilmente al regista stanno troppo stretti. Un tentativo apprezzabile il suo, che tuttavia lascia sul filo del rasoio, con la paura che da un momento all'altro possa finire per affogare nel suo stesso brodo senza tornare a galla. Ma contrariamente alle sensazioni, a galla ci resta "Anime Nere", testardo e deciso, attento a non strafare e procedendo sfruttando la sua qualità migliore: la solidità. Cuce un crescendo che silenziosamente e senza prescia attende il segnale per uscire e sfogarsi, dando vita ad un inaspettato twist finale che scrive la drastica sentenza sopra il concetto di famiglia e salva letteralmente l'opera di Munzi dal bilico in cui era costretta.

Lontano dagli exploit di "Gomorra" e surrogati, "Anime Nere" svela, dunque, un rovescio della medaglia alternativo che trafigge la famiglia criminale, ma non solo. Lo fa utilizzando un cinismo e una forza che raramente nel cinema italiano sono presenti o concessi, e sarà forse per questo che rispetto a prodotti simili e meno riusciti, qualche credito in più, noi qui, ci sentiamo di darlo.

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