Jurassic World - La Recensione

"Lo volevate più grosso, più feroce, più cool".
Nelle parole dello scienziato, cinico, responsabile della creazione della nuova, letale, attrazione del Jurassic World sono racchiuse le giustificazioni che hanno portato "Jurassic Park" ad avere il suo quarto, discusso, capitolo. Del resto per attirare la gente, c'è bisogno di mantenere vivo, costantemente, il fattore wow, quel fattore mutevole, complicato, da nutrire con la stessa voracità con cui si andrebbe a nutrire un velociraptor.

Un ragionamento onesto, esplicato dalla (e nella) pellicola come a voler dire "siamo qui solo per divertirvi", tentando di allontanare il più possibile, magari, ogni tipo di comparazione o pregiudizio che un marchio pesante come quello portato sulla schiena si trascina dietro.
E per quanto possa sembrare strano inizialmente "Jurassic World" fa il suo sporco mestiere: con buona esperienza, rispetta la genetica dei suoi predecessori e pare voler somigliargli ad ogni costo comportandosi allo stesso modo e rispolverando usi e costumi. Tutto chiaramente attraverso una pomposità di fondo di cui non si può fare a meno, ma di cui si comprendono, allo stesso tempo, i motivi e gli obblighi. Un equilibrio sorprendente, da blockbuster asciutto ed efficace, in cui ogni tassello sembra avere un suo scopo e una sua destinazione, programmati per premiare lo spettacolo e il divertimento.
Questo almeno fino a metà film.
C'è una cesura infatti nella pellicola diretta dal semi-esordiente Colin Trevorrow, una scena che man mano, avanzando, fa aumentare la curva discendente della qualità mandando in malora, se non ogni cosa, comunque gran parte del giocattolo. E' la rottura dello stabilimento in cui sono custodite le specie volatili recuperate, quelle che da li a poco daranno vita ad una delle scene più squallide e diffuse nei migliori b-movie presenti sul mercato. Come se quella volontà e quell'intelligenza di rispettare le origini all'improvviso cadesse in preda a un raptus e da Dr. Jekyll si trasformasse in Mr. Hyde, distruggendo quanto di buono messo in mostra e perdendo il controllo.

Da quel momento in poi "Jurassic World" scivola a picco irrimediabilmente: cercando di stupire con uno show grossolano e insulso e sgualcendo le figure potenzialmente interessanti che portava nella sua manica (la componente dell'esercito americano assume un ruolo scontato e frivolo), con le quali avrebbe potuto continuare il suo omaggio e sfoderare una conclusione dinamica e appagante. Le distanze verso le vette più basse, miste al cinema americano d'intrattenimento più utilizzato, invece si accorciano progressivamente, togliendo ogni speranza a una ripresa e accompagnandoci verso un epilogo da pop-corn e bibita gasata che fa molto esaltare il target più piccolo, ma anche scuotere la testa a quello maturo, magari aggrappato con enorme affetto alla pellicola del 1993.

Automaticamente allora il bicchiere finisce per essere guardato come mezzo vuoto, se non addirittura bucato. Dare addosso a "Jurassic World", al rispolvero della saga e ai motivi per cui non si poteva fare un operazione simile, ma utilizzando un altro titolo, sarà da molti lo sport più praticato e infiammato dei giorni a venire.
Ma quando vai a toccare certi marchi per diletto, non rispettandoli sacralmente, ci pare l'effetto minimo.

Trailer:

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