Un Momento Di Follia - La Recensione

Sono passate quattro generazioni, circa, dall'originale "Un Momento Di Follia", il film scritto e diretto da Claude Berri, dove due padri divorziati e migliori amici, portano in vacanza, in Costa Azzurra, le rispettive figlie teenager, per concedersi un periodo di rilassamento che però rischia di finire completamente in fumo quando uno dei due cade in tentazione e stringe un rapporto sentimentale con la figlia dell'altro. Un lasso di tempo che, secondo il regista e sceneggiatore Jean-François Richet, era da considerarsi piuttosto lungo, se non sorpassato, eccessivo, in definitiva, considerando quelle che sono state poi le evoluzioni sociali e la loro conseguenza sulle dinamiche dei comportamenti moderni.

Ha voluto rimetterci le mani, dunque Richet, andare a rivedere lo stesso scenario con gli occhi di chi vive la gioventù e la mezza età nell'epoca di Facebook, quella delle cuffie in testa e la musica a palla, quella mentalmente più aperta e trasgressiva, in cui i figli, forse, sono ancor più distanti e emancipati dai loro genitori che tuttavia, a loro volta, tentano però di tenere il passo come meglio riescono, per non perderli di vista e rimanere aggiornati sul mondo. Alterazioni pertinenti che, di certo, all'interno del quadro generale vanno a compiere la differenza, a facilitare, quindi, la visione di una relazione consenziente tra una quasi diciottenne e un quarantacinquenne, assai più di quanto a fine anni settanta (o giù di li) poteva esser possibile: ed infatti se in questa rivisitazione il momento di follia del titolo subisce immediatamente un arresto, non superando la prima volta (mentre nella versione originale c'erano seguiti), è esclusivamente perché il personaggio di Vincent Cassel non se la sente di ferire il suo amico d'infanzia François Cluzet, che a differenza sua è gelosissimo e iperprotettivo nei confronti della figlioletta ormai donna e discreta lolita. Così, quel distacco dell'età, considerato anni fa scandalo principale, ecco che repentinamente comincia a fare molto meno rumore, a trasformarsi in un rattoppo, addirittura, da utilizzare come arma di emergenza nemmeno troppo funzionante per allontanare bruscamente quel desiderio pericoloso capace di distruggere di colpo sia l'emblema di amico che di padre.

Un paradosso indicativo e intelligente, allora, apparecchiato da Richet oscillando tra le frequenze della commedia e del dramma, lavorando ordinatamente su un canovaccio che poteva essere, di per sé, fin troppo comune e consumato, saturo di argomenti e con un epilogo dal sapore scontato e pronosticabile. Pregiudizi che "Un Momento Di Follia", dall'alto della sua competenza, schiva abbastanza bene, procedendo con eleganza e tranquillità e allargando l'ampiezza di sguardo oltre quella che poteva esser considerata la sua trama principale: analizzando perciò anche quelle che sono le contraddizioni della (non) maturità genitoriale - probabilmente non figlia dell'età, a questo punto, ma della persona - e spiazzando soprattutto con un finale tutt'altro che assodato, dove primi piani, sguardi e musica in sottofondo prendono il posto di qualsiasi parola, indicazione o indizio, rispondendo ad ogni quesito in maniera per nulla rassicurante, né tantomeno risanante.

La meta vacanziera quindi è la variazione più blanda che l'aggiornamento 2.0 di "Un Momento di Follia" decide di concedersi (stavolta siamo in Corsica) e ugual discorso vale per quel confronto generazionale abbozzato e poi messo da parte. Perché dietro a quella che poteva sembrare una pigra riproposizione dei fatti, esiste una messa a fuoco accurata quanto basta e non proprio da prender sottogamba, che racconta un po' di noi, di come siamo diventati in relazione alle libertà e agli istinti e dove potremmo andare a finire, in futuro, scavando ancora.
E lo fa, senza guardarci dall'alto verso il basso, o giudicandoci in modo arrogante.

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