Star Trek Beyond - La Recensione

star trek beyond poster
Beyond, ovvero oltre qualcosa; al di là della stessa.
Termine che, forse, sta lì a suggerirci uno stato; a significare un sottotesto: quello di un franchise che, allontanatosi dal padre per forze maggiori, deve iniziare a camminare con le proprie gambe, a tagliare il cordone ombelicale, ad andare per la sua strada. Dietro quel beyond potrebbe esserci benissimo la figura di J. J. Abrams, guida affidabile e determinante occupata ora col fratellastro, mentre davanti, invece, c’è lo spazio infinito, l’ignoto, le opportunità a disposizione visualizzate dall’Enterprise che, per adesso, indicano le coordinate di Justin Lin, ma che in futuro, come al solito, non si sa mai.

Eppure ha le ossa forti questo Star Trek, è cresciuto bene. Non si lascia scoraggiare dai cambiamenti e dalle deviazioni, mantiene il passo spedito, lucido, sicuro. Si sente che ha assimilato alla perfezione il concetto di lavoro di squadra (che poi è lo stesso dei protagonisti di cui narra le gesta), che sa adattarsi alle condizioni rispondendo sempre positivamente ai vuoti d’aria e alle perturbazioni, rinforzando più che mai le sue radici e il suo credo. Le prerogative allora non cambiano, il destino della saga non cambia, tutto resta come da programma, integro, immutato, tranne per quel che riguarda il tatto. Già, perché il tatto è una variabile indipendente, non lo si può apprendere o mantenere, ognuno deve avere il suo: derivato, magari, dalla personalità che ci appartiene, dai modelli di riferimento e da una serie sconfinata di altre influenze impossibili persino da scindere e da elencare a cascata. E se quello di Abrams sa essere delicato, di tatto, sensibile, persuaso dalla matrice spielbergiana anni ’80, per quanto riguarda Lin, sotto questo aspetto, è tutto un altro paio di maniche. Che il regista venga da un’altra scuola e sia cresciuto a pane e “Fast & Furious”, infatti lo si capisce (e si sapeva) non appena “Star Trek Beyond” entra nel vivo, da quelle scene - ancora presenti – in cui le interazioni umane, accompagnate spesso da emozioni forti, ma sottili, dovrebbero teoricamente prendere autorevolezza e cavalcare la scena, manifestando però, qui, freddezza al posto di calore. E’ di un’altra pasta il regista taiwanese, non c’è nulla da fare, prova ad adattarsi, a rispondere alle esigenze del copione, ma l’incapacità nel saper gestire un certo tipo di emotività che non ha nulla a che vedere con lo spettacolo massiccio, fatto di effetti speciali e fuochi d’artificio, non risiede (ancora?) nelle sue corde.

simon pegg sofia boutella
Non è un caso perciò se la visione di “Star Trek Beyond” somiglia un po’ ad un lungo giro sulle montagne russe: tra momenti di rettilineo in cui si rischia addirittura di sfiorare la monotonia e momenti adrenalinici, in cui il percorso ripido, le accelerazioni e le curve scatenano un repentino entusiasmo, utile a risvegliare dal torpore. Perché quando c’è da azionare il rombo dei motori la pellicola riesce a scaldarsi (e a scaldare) alla grande, è generosissima nello spingere il pedale della velocità e lanciarsi a mille: intercettando persino sequenze pregevoli, roboanti e avvincenti per lo spettatore. Peccato che Lin non riesca comunque, tramite ciò, a pareggiare le sue mancanze, a equilibrare un prodotto che, per certi versi, quando ci si mette a livello di adrenalina e divertimento, non ha nulla da invidiare ai suoi predecessori, anzi, molto spesso pare addirittura essere in grado di superarli, sfondando di prepotenza il muro della fantascienza e dello spasso, ma soddisfacendo lo stesso con qualche riserva di troppo.

Paradossalmente una fusione (o assurda collaborazione) tra lui ed Abrams avrebbe dato vita alla quadratura definitiva, quella che la saga di Star Trek sta tentando di raggiungere, pian piano, attraverso test ed esperimenti a cui, tuttavia, ormai è richiesto solo il compito di andare a limare, non più quello di rivoluzionare. Il futuro, quindi, seppur incerto e privo di un leader unico, appare prospero come non mai, non importa quanto oltre ci si possa spingere o quanto al di là ci si possa muovere, perché con una base collaudata e robusta come quella costruita non c’è alcun bisogno di temere nessun attacco, né tantomeno nessuna imboscata.

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