Nocturama - La Recensione

Bertrand Bonello
Il silenzio di circa mezz'ora che accompagna l'inizio di "Nocturama" è direttamente proporzionale a quello che serve a metabolizzarlo in post-visione. Che un regista francese, di Nizza, peraltro, possa tirare fuori dal cilindro una pellicola del genere, ora, in questo momento storico, infatti, è una follia da non credere, soprattutto considerate le dinamiche che va a mettere all'interno.
Le polemiche che ha scatenato in patria, allora, sono giustificate e possiamo capirle, ma possiamo capire altrettanto il bisogno e la provocazione che hanno spinto Bertrand Bonello a raccontare il terrorismo e la nostra società proprio ora, si, proprio in questo momento storico.

C'è la Francia come sfondo determinante nel suo lavoro, una Francia in cui, dice uno dei ragazzi protagonisti, è da un anno che è impossibile riuscire a trovare lavoro. E' la Francia in cui dominano le banche, il capitalismo, il consumismo, insomma, è la Francia che è un po' l'Europa, che è un po' tutto il mondo. La generazione dei ventenni, dunque, non ci sta, sente il dovere di divulgare la sua parola, di manifestare dissenso, e chiaramente nell'epoca dove a richiamare attenzione è l'arma dello spettacolo, il modo migliore per farlo è anche quello maggiormente proibito. Quel famoso segnale forte capace di non sfuggire a nessuno, di spaventare, di far alzare la testa a chi ti ignora o ti snobba, convincendolo a fornirti quantomeno l'attenzione che cercavi e volevi. Decidono di darsi al terrorismo perciò i sette francesi di "Nocturama", esatto, francesi, quindi sarebbe meglio etichettarli politicamente come nemici della Nazione, lo dice persino il telegiornale quando la loro messa in scena va in onda scatenando il panico per tutta Parigi. Non uno, ma quattro obiettivi, ognuno sensibile, ognuno studiato per colpire il simbolo e non la gente, per inviare, quindi, un messaggio ben preciso e non spargere altro inutile sangue per le strade. Poi, magari, ci sono anche degli obiettivi specifici, delle persone, ma si tratta di quel genere di persone che sul divano di casa, con la tv accesa, almeno una volta nella vita è capitato a tutti di maledire: per motivi uguali, per motivi diversi, comunque per motivi seri e mai, mai banali o fine a sé stessi.

Bertrand BonelloCome si dice in gergo - per affermare completamente l'esatto opposto - in pratica, la tocca piano Bonello, non guardando in faccia a nessuno e costruendo un lavoro che porta con sé il compito di deflagrare prepotente, probabilmente, per sfondare ogni muraglia ed irrompere nel politically correct, rimescolando le carte e riaprendo discussioni. Racchiuso nel suo (piccolo e fintamente silenzioso) nucleo "Nocturama" porta chiaramente un messaggio politico, una spinta di ribellione, un rancore che lo trascina a voler denunciare bruttezze e meschinità di una collettività che non può più continuare a far finta di niente, guardando altrove. Un messaggio che cinematograficamente, il regista, ha il pregio di stendere con grande eleganza e intelligenza, asciugando al minimo i dialoghi (specie in una prima parte in cui sono quasi totalmente assenti) e costruendo momenti carichi di emozione e di tensione, davanti ai quali si rimane incollati allo schermo, totalmente rapiti e sedotti (su tutti a vincere è la scena capolavoro in cui uno dei ragazzi canta My Way di Frank Sinatra).

Già, perché in quel centro commerciale dove i sette amici, o sconosciuti - non ci viene detto - decidono di passare la notte, in attesa che la situazioni si calmi, sogni e incubi si danno il cambio tra sfilate, cene, passatempi e aggiornamenti su un esterno che, in qualche modo, diventa il campo da gioco del futuro non solo loro, ma anche degli altri. Quelli che pur non avendo partecipato a quello smistamento metropolitano con oggetti da recuperare e da piazzare, in quella manciata di ore potrebbero vedersi modificare lo stesso prospettive e progetti che li riguardano. Rintracciare una speranza laddove di speranza ce n'è sempre meno, laddove la disperazione porta a compiere atti che superano la portata che siamo in grado di sostenere, laddove la politica del chi sbaglia paga e paga carissimo rischia di portare più che benefici a delle vittime superflue. Vittime che, in fondo, chiedevano aiuto.

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