The Birth Of A Nation - La Recensione

The Birth Of A Nation Nate Parker
Che per gli afro-americani (al cinema) la problematica della questione razziale sia ancora un nervo scoperto, lo si era capito lo scorso anno, quando con la protesta "Oscars So White", in America, molti personaggi dello star system protestarono contro l'Academy sostenendo che le assenze di film o di attori e attrici di colore dalle nomination riguardassero considerazioni extra-artistiche e non meriti superiori da parte di chi era stato candidato.
Il tutto, ricordiamolo, in un edizione affidata nella conduzione a un presentatore di colore, che avveniva a soli due anni di distanza dalla vittoria come miglior film di "12 Anni Schiavo"

Degli attriti incancellabili evidentemente, dunque, ci sono e ci saranno sempre tra le due comunità, dei sospetti e delle paure che ciò che è stato, in realtà, non sia del tutto finito, che l'ombra di pericolosi passi indietro sia presente e in stato di attesa. Un pensiero che non sarebbe neppure totalmente sbagliato o paranoico, considerando i recenti fatti di cronaca da cui siamo costantemente inondati, anzi, e forse quella di affidarsi all'arma bianca del cinema potrebbe essere la migliore risposta per controbattere, costruire o chiarire qualunque tipo di astio, ma solo se a uscire fuori non siano pellicole irritanti e inutili come nel caso di "The Birth Of A Nation". Quello scritto, diretto e interpretato da Nate Parker infatti è un lavoro che - ripercorrendo le tappe di sottomissione e di repressione da inizio '800 ai primi cenni di rivolta, tramite un protagonista schiavo e predicatore (letteralmente), considerato speciale a causa di alcuni segni portati sul petto - non fa altro che mettere il dito nella piaga, ricordando ai bianchi americani - dipinti rigorosamente come brutti sporchi e cattivi - che le atrocità commesse in passato non saranno mai dimenticate e che per questo dovranno convivere per sempre tra sensi di colpa ed il rancore che gli afro-americani porteranno, seppur celato, verso di loro. Affonda il coltello nella violenza e nella pornografia della stessa allora Parker, con scene gratuite e crude che trovano il loro apice di disgusto in una serie di martellate sui denti che vengono date ad un prigioniero perché non disposto a mangiare il suo pasto. Inquadra da vicino, il regista, più vicino possibile, quasi a voler dire "guardate, guardate come ci trattavate", rinfrescando futilmente un periodo di Storia americana trattato e noto oltremodo, di cui difficilmente (ce lo auguriamo) qualcuno ha il coraggio di proclamarsi ancora fiero.

The Birth Of A Nation Nate ParkerPerde l'occasione per firmare un opera lungimirante, improntata non verso il passato, ma verso il futuro quindi Parker, la cui aspirazione massima con "The Birth Of A Nation" è quella di affermare che l'America, così come la conosciamo oggi, è nata grazie al sangue versato dai corpi dei bianchi e da quelli dei neri: ma per i secondi fare del male ai primi è stata comunque una fatica più grande, che senza oppressione mai si sarebbe verificata. Una delusione che pesa addirittura il doppio del dovuto, se consideriamo che il suo atteggiamento predicatorio e borioso gli impedisce di portare a casa persino il premio di consolazione di una pellicola onesta, non indimenticabile, ma non per questo da buttar via completamente: dove il non perdere di vista i tratti narrativi poteva esser d'aiuto per esaltare una storia che nella sua ridondanza e nella sua non originalità poteva ugualmente dire qualcosa di interessante, o se non altro di costruttivo, anziché urlare in faccia lacrime e dolori di terza mano, accentuando crudeltà e scelleratezze.

Avesse conservato un pizzico di umiltà in più, messo da parte un po' di collera e affrontato questo viaggio alle radici del dilemma con la curiosità e l'attenzione di chi non vuole unicamente mettere benzina sul fuoco, ma piuttosto cercare l'acqua per spegnerlo, probabilmente "The Birth Of A Nation" avrebbe avuto molte più occasioni per avvicinarsi al bersaglio. Ma con gli occhi rosso sangue, i denti stretti e l'aria da sacerdote difficilmente nella vita si riesce ad ottenere qualcosa, ed il cinema, purtroppo per Parker, con la vita è propenso quasi a farci rima.

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