Il Cliente - La Recensione

Il Cliente Farhadi
Il limite di Asghar Farhadi è anche il suo miglior pregio. La continua ricerca del dramma famigliare che pervade le sue opere infatti è il modo migliore per raccontare un paese, l'Iran, inevitabilmente attratto dal cambiamento e dalla volontà di liberarsi da quelle corde legate strette, che si accontenterebbe comunque anche solo di riuscire ad allentare.

Un tira e molla che va a scontrarsi con una cultura radicata e profonda, così cementata da spaventare quasi al solo pensiero di volerla scalfire, provocando contrasti morali e umani volti ad aggravare l'entità di un qualsiasi problema, tendenzialmente risolvibile secondo dettami collaudati e ordinari. Come potrebbe essere in qualsiasi altro luogo, e nonostante la sua crudeltà, l'aggressione (lo stupro?) nella doccia subita dalla protagonista de "Il Cliente" nella nuova casa dove si è appena trasferita col proprio marito a causa del possibile crollo del palazzo in cui abitavano in precedenza: una casa però che, stando alle chiacchiere apprese con estremo ritardo, veniva utilizzata dalla sua ex inquilina come luogo d'appuntamento per soddisfare i bisogni sessuali di un numerosissimo viavai di clienti. Uno di loro, molto probabilmente, e ascoltando le chiacchiere dei vicini, responsabile quindi del misfatto che mette in crisi l'equilibrio di una famiglia comune e serena, scioccata dall'accaduto e impreparata a rimboccarsi le maniche reagendo come vorrebbe la prassi. Perché se da una parte il marito ha intenzione di andare alla polizia e denunciare l'accaduto, forte anche del furgone e delle chiavi lasciate distrattamente dal criminale, sua moglie non se la sente di confessare ad un perfetto estraneo cosa ha dovuto subire e, soprattutto, in che condizioni, preferendo a ciò la sofferenza della non punizione e la speranza che piano piano una parvenza di normalità riesca a farsi largo, tornando a riappropriarsi del suo posto e ripristinando il sereno.

Il Cliente FarhadiComportamento salva dignità che normalmente, stando ai costumi, verrebbe da assecondare - se non altro per difendere l'onore di una famiglia disposta addirittura a trasferirsi ancora, pur di mettere una pietra sopra a quanto subito - a cui, tuttavia, vanno a sovrapporsi le pulsioni di vendetta personale, implacabili, promosse da un versante maschile, incapace di recuperare il suo opposto dall'oblio del turbamento e, di conseguenza, dal quel distacco incessante, sentimentale e famigliare, sulla carta prevedibile, ma a tutti i costi da arginare. Una lotta interna che Farhadi insegue con grande pazienza e nella sua totale lievitazione, che muta e stravolge i suoi protagonisti tirandone fuori, goccia dopo goccia, lati oscuri e fragilità dovute a regole d'educazione antiquate e inammissibili: a maggior ragione se applicate e seguite ancora oggi, in un mondo più che mai sveglio e reattivo che, tra le altre cose, si sta adoperando come meglio riesce per livellare lo scarto esistente tra i due sessi, evitando il rischio di santificarne il distacco.

E questa difficoltà di riuscire a muoversi, di fare la cosa giusta - che non vuol dire per forza debba essere quella migliore - "Il Cliente" ce la fa sentire tutta quanta in un finale sconvolgente e meraviglioso, in cui le conseguenze (morali) di ogni azione commessa e non, portano ad un epilogo che in qualche modo sembra fatto apposta per fare giustizia, per mettere ogni cosa a tacere e ripartire da zero, ma che al contrario, invece, altro non fa che lacerare ulteriormente il tessuto di una condizione spinosa, su cui mettere mano, evidenziandone l'angoscia.

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