La Legge Della Notte - La Recensione

La Legge Della Notte Poster
Non mentiva Ben Affleck quando diceva che la sua ultima fatica sarebbe stata un omaggio ai film gangster degli anni ’30. Casomai stava omettendo qualcosina, come ad esempio che sarebbe stata anche un omaggio a molti registi che per quei territori ci erano già passati, lasciando un segno piuttosto considerevole e determinante per l’immaginario suo come nostro. Quell’immaginario che “La Legge Della Notte”, inevitabilmente, non può fare altro che andare a emulare, guardando con attrazione, attenzione e riferimento al cinema di Martin Scorsese, Brian De Palma e Francis Ford Coppola, desiderando magari con la giusta ambizione di riuscire a tallonarlo, se non addirittura affiancarlo.

Un progetto nel quale Affleck credeva fermamente, pertanto, e in cui si è calato all’interno fino all’ultimo centimetro, assumendo oltre che a quello di regista, il ruolo di produttore, sceneggiatore (per la prima volta unico, senza qualcuno al fianco) e attore protagonista. Un progetto le cui radici appartengono al romanzo omonimo dello scrittore Dennis Lehane (quello di Mystic River e Shutter Island), un romanzo avente un arco narrativo apparentemente stretto, ma corposissimo, che sullo sfondo dell’America proibizionista degli anni ’20 racconta la storia di un criminale-ex-soldato, figlio di un commissario di polizia, che, per ragioni d’amore e di vendetta, finisce con l’accettare la proposta di lavoro di uno dei due maggiori boss della malavita di Boston, trasferendosi a Tampa per gestire il traffico illecito di rum e altri affari, annientando la concorrenza e trasformandosi, in poco tempo, in uno dei più temuti e rispettati fuorilegge in circolazione. Un progetto, quindi, dalle grandi prospettive e con un ampio raggio d'azione, desideroso non di portare in scena uno scontro tra gangster e basta, ma di aumentare la posta con digressioni di carattere secondario e parallelo, tramite le quali andare a descrivere la natura di un paese contorto come l'America, il suo crescente cambiamento e le menzogne su cui, da sempre, si fondano i suoi profitti.

La Legge Della Notte AffleckPer far ciò Affleck utilizza una regia che, come al solito, risulta esperta, precisa e in questo caso votata moltissimo ai piani stretti e a un estetica ricercata ed elegante, con la quale va a fotografare perfettamente sia il periodo storico che il genere di rimando. Un lavoro scrupoloso e di tutto rispetto che non gli riesce però con la medesima intensità quando si tratta di dover recitare e dare spessore emotivo al suo personaggio: al quale dona una faccia di marmo, simile a quella dell'ultimo Batman, con un'unica espressione che non è sufficiente, purtroppo, a mettere in risalto quel tormento e quella lotta silenziosa, tutta personale, trascinata a parole e a inquadrature lungo l'intera pellicola (facendo rimpiangere la mancata scelta di casting di un sostituto, magari più capace e più generoso espressivamente).
Discorso che, in maniera diversa, in "La Legge Della Notte" ritorna quando è il momento di parlare di sceneggiatura, dell'originalità con cui essa provi a virare verso strade più trascurate ed ignote, uscendo spesso da quella principale, più larga, ed estendendo così, di molto, il suo lenzuolo narrativo. Probabilmente lo fa per riscrivere un'idea schematica insita nella testa nello spettatore, per sorprenderlo e spostarlo da un territorio che conosce fin troppo bene, a un secondo che lo costringa a guardarsi intorno, riuscendo a tratti a incuriosirlo, a tratti a persuaderlo con audacia, ma non a salvarlo da quella sensazione di dispersione che a un certo punto prende il sopravvento facendo calare sensibilmente la tensione.

Eppure, nonostante la tara dei numerosi difetti, "La Legge Della Notte" è tutt'altro che un brutto film, bisogna ammetterlo.
Complessivamente infatti è una pellicola di grande rispetto, curata, godibile e con momenti di regia per nulla scontati che sanno come e quando fare la differenza. A penalizzarla semmai - a parte le troppe responsabilità che Affleck ha deciso di cucirsi addosso - sono quei titoli di paragone che involontariamente, ma obbligatoriamente e suo malgrado un genere come questo si trova a dover scomodare. Perché quando affronti il gangster-movie, quando affronti determinati spazi, o sei in grado di restituire imponenza ed energia al tuo lavoro, oppure resterai sempre in quel limbo in cui, prima o poi, finiranno per dimenticarti.
Quel limbo che, probabilmente, stavolta si sarebbe potuto evitare se solo Batman non avesse deciso di compiere il suo dovere in solitario.

Trailer:

Commenti