Moglie E Marito - La Recensione

Moglie E Marito Godano
Sofia e Andrea sono in crisi, ad un passo dal divorzio per il quale entrambi, senza dire nulla all'altro, hanno già cominciato a muoversi. Dopo la nascita del secondo figlio infatti sembra essersi rotto qualcosa, la complicità di una volta è scomparsa e a regnare è un clima teso-costante, sempre più difficile da nascondere e arginare. Il loro allontanamento sembra solo questione di tempo, inevitabile, se non fosse che a complicare la faccenda entri in gioco Charlie, un macchinario a cui Andrea sta lavorando per una ricerca scientifica del suo ospedale, che dovrebbe essere in grado di inviare i pensieri di un paziente ad un secondo connesso ad esso, ma che andando in corto all'improvviso, durante un test tra Sofia e Andrea, finisce col fare entrare l’uno nel corpo dell’altra e viceversa.

E’ uno degli archetipi più classici visti al cinema, una formula che con le commedie si sposa benissimo, anche se ultimamente, ogni volta che viene riproposta, la sensazione è quella di chiedersi che cosa abbia ancora da dire. Una risposta che “Moglie E Marito” ha solo parzialmente, nel senso che senza entrare troppo in profondità, quello diretto da Simone Godano è un film che vorrebbe sostenere chiaramente – e potrebbe avere le sue ragioni – che se nel rapporto di coppia ci fosse la possibilità di percepire in maniera sensibile e da vicino le sensazioni e le emozioni dell’altro, forse, nascerebbero soluzioni valide per salvare relazioni e matrimoni alla deriva. Un pretesto a cui però in questo caso si cerca di dare il giusto peso, non caricandolo di troppe zavorre drammatiche, ma anzi alleggerendolo con la verve comica di due attori la cui straordinarietà in scena e alchimia sullo schermo diventano armi di distruzione di massa in grado di tirare fuori risate e situazioni assurde a profusione. Si imitano a vicenda allora Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak, si scambiano vezzi, gesticolazioni e camminate cercando - e riuscendoci - di non entrare mai nella macchietta, risultando costantemente credibili e dentro al gioco.

Moglie E Marito Favino SmutniakUn gioco dal quale, li vedi, i due non vorrebbero più uscire, in cui man mano aderiscono con maggior convinzione, influenza, confondendo addirittura noi spettatori che facciamo fatica a distinguere se la loro sia veramente finzione oppure realtà. Del resto è impagabile vedere Favino atteggiarsi da donna, concedersi a qualche isterismo e comportarsi come un’autentica lei farebbe (stereotipatamente parlando) col proprio lui se avesse qualche sassolino nella scarpa da togliersi e volesse farlo con la consueta modalità “dico non dico, ma tu dovresti vergognarti”. E lo stesso vale per la Smutniak quando deve chiedere alla sua sensualità e bellezza di far retromarcia, arrancando sui tacchi e assumendo un portamento maschile di impressionante credibilità, colorato da un bagaglio grammaticale volgarizzato un po’ per vincolo e un po’ per cliché.

Perché per quanto sia bravo a limitarli, a tenerli a bada e a scioglierli “Moglie E Marito” è proprio sui cliché che si fonda e che intende operare, cliché che però nella sceneggiatura scritta da Giulia Steigerwalt hanno il pregio di non dare mai fastidio, di affacciarsi per venire modellati alla meglio e di essere affidati, fortunatamente, ai corpi e alla lucidità artistica di due interpreti che sanno mettere il film sulle loro spalle, portandolo a compimento privo di sbavature.

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