20th Century Women - La Recensione

20th Century Women Mills
Il 1979, in America - ma probabilmente non solo lì - fu un anno dal respiro molto particolare. Si iniziava infatti a percepire aria di modernità, di cambiamento, a prendere coscienza che qualcosa si stava alterando e che, non obbligatoriamente, o sempre, sarebbe stato nella giusta direzione. La mentalità degli adolescenti - e a cascata delle generazioni appena avanti a loro - cominciava ad assumere pieghe di emancipazione, di ribellione, (soprattutto tra le fila femminili) non per forza trainate da un senso logico, a volte spinte esclusivamente dal gusto e dal piacere di poterselo permettere. Erano i primi passi verso un progresso fisiologico inarrestabile, verso il mutamento di una società quasi inconsapevole dei suoi movimenti.

Un caos nel quale cerca di inserirsi anche la Dorothea di Annette Bening, cresciuta, si, nella grande depressione, come dice spesso il figlio per giustificarsi a volte di alcuni suoi comportamenti, ma anche dotata di una mentalità aperta, avanti coi tempi, che le permette di ospitare in casa una ragazza che potrebbe essere per lei una figlia leggermente più grande e un uomo di mezza età bravo nei lavori domestici, ma un po' taciturno e donnaiolo, complicato da definire. Una famiglia allargata, insomma, atipica rispetto agli standard dell’epoca, eppure a suo modo unita e compatta nel convivere e darsi una mano: come accade nel momento in cui Dorothea chiede alle due donne che frequentano il suo appartamento di aiutarla ad educare il figlio adolescente con cui fatica ormai ad entrare in contatto e di cui non comprende determinati atteggiamenti, convinta che questa sia la strategia migliore per non perderlo di vista e mantenerlo sulla retta via. Se lo dividono Elle Fanning e Greta Gerwig allora questo ragazzo, ognuna in base alle loro esperienze, bisogni e ai desideri coltivati verso quella che considerano la figura dell’uomo ideale; lo coinvolgono, lo istruiscono e quando serve lo usano come valvola di sfogo per affrontare debolezze e dolori.

20th Century Women BeningEsperienza di crescita che il regista Mike Mills ha dichiarato essere stata assai vicina alla sua personale e che, in “20th Century Women”, ha voluto omaggiare raccontandola sia come simbolo di forza femminile, sia come romanzo di formazione di un uomo cresciuto orfano di appigli maschili e quindi sensibilizzato all'estremo secondo la guida e la spinta recapitate dal sesso opposto. Le donne che fanno da balia al Jamie del suo film infatti, pur involontariamente, finiscono con l'influenzarlo grandemente nel pensiero come nelle inclinazioni: perché se la Gerwig induce il ragazzo a leggere libri di anatomia nei quali è scritto scrupolosamente come funziona l’organo riproduttivo femminile, l'importanza e il funzionamento della stimolazione di quest’ultimo, portandolo a tempo perso nei locali underground per istruirlo (sulla musica e) sui metodi di rimorchio più efficaci, la Fanning, essendo coetanea, funge per lui da riferimento pratico, da innamoramento adolescenziale, stimolandogli oltre all'interesse fisico anche domande più generali relative a sogni, aspettative e potenziali delusioni.

Interrogativi che Jamie scoprirà essere complicati per eccellenza e non vincolati solo ed esclusivamente alla sua età, interrogativi capaci di mettere in difficoltà persino una tipa tosta come sua madre e difficilmente risolvibili perché in parte lontani sia dal nostro controllo che dalla nostra volontà. Un po' come la Storia, quella americana, che Mills adagia dolcemente in sottofondo e che improvvisamente, senza preavviso, è capace di ribaltare ogni prospettiva catapultando gli abituali spettatori seduti la sera davanti ai propri televisori verso orizzonti inediti e futuristici dei quali neppure immaginavano l'esistenza.

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