Atomica Bionda - La Recensione

Atomica Bionda Theron
Berlino. 1989. Guerra Fredda.
La caduta del muro è alle porte, ma prima che ciò accada c’è da sistemare una questione legata ad una lista di spie appena sottratta a un agente segreto inglese, assassinato dal KGB. Ad occuparsi dell’incarico una delle migliori agenti appartenenti all'Intelligence Britannica, una bionda tosta, sensuale e senza peli sulla lingua che porta i connotati dell’irresistibile Charlize Theron. La sua missione è quella di raggiungere il territorio tedesco e di recuperare il materiale rubato, intercettando però, prima, un folle collega infiltrato che ha saputo inserirsi benissimo nell'ambiente tanto da destare sospetti sulla sua attendibile lealtà.

Non fidarti di nessuno, consigliano i suoi superiori alla Lorraine Broughton della Theron, prima di congedarla definitivamente e spedirla in pasto ai killer della decadente e tesissima capitale crucca. Un consiglio che quando si parla di spie e di intrighi con alla base doppiogiochisti e (potenziali) traditori capita di sentire spesso e che, proprio per questo, David Leitch e lo sceneggiatore Kurt Johnstad, almeno a sensazione, sembra abbiano voluto cogliere al balzo costruendoci intorno una sorta di parodia action che però ha il pregio e la furbizia di volersi prendere sul serio dall'inizio alla fine. Che cosa vuol dire? Vuol dire che in “Atomica Bionda” tutto è fondamentale, tutto è di vitale importanza, da non prendere sottogamba. In ballo ci sono vite innocenti e vite meno innocenti, insieme ovviamente all'integrità di Stati che mirano a proteggere la propria riservatezza, minacciati da altri che invece non aspettano che il pretesto giusto per passare all'attacco e poterli annientare. Il problema è che in un mondo come chi deve agire è davvero solo con sé stesso, e lo è anche e soprattutto quando lavora al fianco, e nella stessa squadra, di qualcuno che non conosce e non hai mai visto; di cui non può sapere valori e scopi, ma intuire, al massimo, che la cosa da parte sua è reciproca.
Discorso che getta le fondamenta per permettere a Leitch e Johnstad di costruire l'arma migliore con la quale adattare il romanzo The Coldest City di Anthony Johnson: allestendo una struttura, soprattutto narrativa, che fa del loro lavoro un film adrenalinico d’intrattenimento, ma anche un gustosissimo thriller in cui nulla va mai dato per scontato.

Atomica Bionda TheronL’apparenza, del resto, se non è proprio tutto è comunque molto. E in “Atomica Bionda”, in varie occasioni, succede che è l’abito a fare il monaco. Un discorso valido non solo per i personaggi raccontati e messi in mostra, ma esteso ulteriormente ad una regia che mira a confondere e a distrarre lo spettatore mettendolo in condizioni di non essere più lucido e capace di distinguere assoluti e/o andare avanti con la risoluzione della storia. Pendiamo tutti dalle labbra di Lorraine/Charlize infatti, dalla sua esposizione post-fatti che le alte teste in grado gli chiedono con le cattive dopo il disastro ricavato dall'operazione. Pendiamo dalle sue labbra e dal suo corpo, dai suoi calci e i suoi cazzotti, dai suoi baci e le scappatelle che, saltuariamente, ma con partecipazione, si concede insieme alla collega, spia francese, Sofia Boutella: con la quale scoppia rapida la passione, nonché il sospetto di un reale colpo di fulmine e coinvolgimento emotivo. Dirottamenti che a Leitch piacciono e, a onor del vero, piacciono molto anche a noi, specie quando hanno il compito di colorare una trama, a cui non passa mai la voglia di infittirsi, con svariate ed insolite sfumature anche a sfondo ironico, accompagnate all'occorrenza dall'utilizzo di pezzi musicali in contrasto, o tuttavia non esattamente coerenti con la gravità della situazione (vedi l’utilizzo bellissimo di “I Ran”).

Così, tirando le somme, ci si accorge che dare un senso all'intera cavalcata (che, per carità, a fine corsa un senso ce l’avrà, eccome) non è la cosa più importante, perché quello che conta davvero in “Atomica Bionda” non è tanto la meta, quanto il viaggio: un viaggio fuori di testa, divertentissimo e pieno di imprevisti e improvvisate, che non fanno altro che rendere l'esperienza ancor più travolgente e ammaliante.
Cosa che rende decisamente sensata la collocazione nella stagione estiva.

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