Morto Stalin Se Ne Fa Un Altro - La Recensione

Morto Stalin Se Ne Fa Un Altro Film
Come suggerisce il titolo – sia l’originale “Death Of Stalin”, sia il nostro più allargato – il film diretto (e co-scritto) da Armando Iannucci (che non è italiano, ma scozzese) racconta le vicende immediatamente successive alla morte del Segretario Generale dell'Unione Sovietica, nonché Dittatore, Joseph Stalin. Un personaggio assai particolare, temuto, tratteggiato brevissimamente, ma in modo esaustivo, nella divertente scena iniziale ambientata nella sala di un concerto di musica classica, dove un incidente di percorso porta a delle conseguenze assurde e poi al fatidico momento “tragico” e fortuito dell’ictus stroncatore.

Così facendo, oltre a fare chiarezza sulla condizione Storica e politica respirata in Russia in quegli anni – siamo nel 1953 – Iannucci mette anche nero su bianco, verso noi spettatori, i toni ricercati e voluti per la sua pellicola: che pur trattando di argomenti e personalità reali e serissime, cerca di prendere ogni faccenda dal lato comico senza andare tuttavia a modificarne o a storpiarne la sua essenza intrinseca. Il dibattito fisiologico, allora, relativo al papabile e futuro successore di Stalin finisce col prendere una piega tutt'altro che ruvida e inquieta, i componenti del comitato del partito comunista sovietico cominciano a tessere le loro trame, a giocare d’anticipo, a fare tutti i propri interessi, facendo finta di remare ognuno dallo stesso lato durante quelle parentesi in cui sono costretti a riunirsi intorno a un tavolo, ostentando devozione e professionismo. Ci mostra l’ipocrisia della politica nella sua maniera più infantile infatti “Morto Stalin Se Ne Fa Un Altro”, con la corsa spietata verso la poltrona vuota e le dichiarazioni o i comportamenti di facciata che vorrebbero davvero far credere – non solo a noi, ma anche ai diretti concorrenti - che il potere non sia l’unico desiderio possibile di chiunque orbiti attorno a quei pianeti. Del resto non è un caso se il contesto dove questa battaglia-silenziosa tenti di avere luogo è proprio nel corso dei preparativi e del funerale stesso, dedicati alla figura di Stalin: quella che, in teoria, vista la freschezza dell'accaduto, dovrebbe ancora considerarsi integra e luminosa.

Morto Stalin Se Ne Fa Un Altro FilmMette a punto quindi l'umorismo che meglio conosce Iannucci, un umorismo da situazione piuttosto equilibrato e sobrio, assai simile a quello che lo ha portato, con la serie televisiva "Veep: Vicepresidente Incompetente", a raggiungere il successo e un certo grado di notorietà e clamore. L'obiettivo di "Morto Stalin Se Ne Fa Un Altro" in fondo non vuole mai essere quello di scatenare risate a crepapelle, di esagerare nell'estremizzazione o nella caratterizzazione dei suoi personaggi; gli sketch della pellicola - tolto forse quello di apertura dove il pedale viene leggermente più premuto - sono tutti grossomodo ideati per strappare dei sorrisi, per concedere al grande cast a disposizione il lusso di mettersi alla prova e sperimentare, cambiando rotta: come testimonia un bravissimo Steve Buscemi, reso ai limiti del riconoscibile, con la trasformazione utile ad avvicinarlo al massimo ai connotati di Nikita Kruščëv.

Intenti per nulla altissimi, ma che almeno hanno l'onore di essere rispettati e conseguiti dal primo all'ultimo, con la realizzazione di un prodotto onesto che non può deludere, proprio perché non promette nulla di ciò che non può permettersi.
L'esatto contrario di certi politici, insomma.

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