Il nome di
Sean Baker, in Italia, è uno di quelli che ancora non dice niente a nessuno. In pochi - per lo più i festivalieri e gli appassionati – infatti sono a conoscenza che il regista statunitense si è distinto un paio di anni fa, in patria (e nel mondo, visto poi il passaparola), per quel piccolo film (da noi inedito, ad oggi) intitolato “
Tangerine”, girato interamente con un
iPhone 5s. Una realtà che, purtroppo, non verrà stravolta – almeno non radicalmente – nemmeno da "
Un Sogno Chiamato Florida", sua ultima fatica con la quale è riuscito comunque a compiere - in termini di popolarità - dei netti passi avanti, trovando – a dispetto del predecessore – una data di uscita nei nostri cinema e guadagnandosi anche una nomination ai prossimi Premi Oscar (come
Miglior Attore Non Protagonista a
Willem Dafoe).
Ci sta mettendo del tempo, insomma, Baker, per sfondare le porte che lo dividono dal successo che merita, ma sul fatto che sia destinato a far parlare di sé e a raggiungere i corridoi dell’Olimpo, dedicato agli autori, ormai sembra non ci sia praticamente alcun dubbio. Ha del talento incredibile lui, del resto, che se con l’avventura
low-budget di due anni fa riusciva a trasparire con moderazione, adesso trova tutti i mezzi necessari per esplodere e farsi sentire a chilometri e chilometri di distanza. Lo fa con la storia di una ragazzina dolcissima, eppure canaglia allo stesso tempo, che passa le giornate con i suoi amichetti a elemosinare dollari per un gelato, a fare casino e a importunare i turisti che transitano per il motel lilla pastello della Florida: dove vive con la madre spogliarellista-disoccupata perché - rispetto alle colleghe - ha preferito limitare il suo rapporto coi clienti alla (sola) danza in sala. Una ragazzina quindi a cui manca il sostegno di un'educatrice, che ha con la figura materna un rapporto più simile a quello che si può avere con una sorella maggiore: visto e considerato che quando sbaglia, non c'è mai nessuno pronto a sgridarla, e che spesso, addirittura, viene usata come esca-esperta per degli espedienti utili a racimolare il denaro per pagare l'affitto.

Fa parte di quelle bambine (e bambini) a cui non è stato concesso il lusso di vivere la propria infanzia, allora, Moonee; di quelle bambine (e bambini) costrette a crescere velocemente, che le vedi giocare con gli altri, sorridere, rincorrere il divertimento, ma che sotto sotto – nascosto - hanno uno strato di maturità precoce che devono gestire, loro malgrado. E questo strato di maturità, in Moonee, Baker preferisce filtrarlo attraverso le pause amare e violente che annullano il suo sorriso, tratteggiarlo mentre è presa a guardare attenta i comportamenti della madre, la sua rabbia, le situazioni scomode in cui non smette di cacciarsi, ma che lei sente di dover difendere, da chi giudica, con le urla, gli insulti e tutta se stessa. Perché Moonee è più grande degli altri bambini, più sensibile, e anche quando finge di non capire, sa perfettamente cosa non si vuole farle sapere: ecco perché il suo posto preferito, quando ha bisogno di star sola, è su di un albero caduto, un albero che nonostante tutto - confessa alla sua migliore amica - cresce ancora.
Albero che è il riassunto perfetto della sua situazione famigliare, che a volte sembra voglia danneggiarsi da solo, sabotarsi, ma che poi ci ripensa e fa di tutto per tornare sui suoi passi e non venire abbattuto. Un albero resiliente, quindi, capace di lottare, di opporre resistenza, ma anche di piangere e chiedere aiuto quando ha paura e si sente solo: come dimostra un finale da brividi, in cui commuoversi è spontaneo e l'inquadratura dedicata a una famosa struttura d'intrattenimento per nulla casuale.
Probabilmente uno dei film che ho amato di più durante questi folli giorni di preparazione agli Oscar; ci ho messo un po' ad affezionarmi a Moonee ma alla fine mi sono commossa tantissimo.
RispondiEliminaAffascinante la scelta dei colori, sgargianti ma incapaci a nascondere lo squallore dei dintorni di Disney World, grandissimo Dafoe anche se quest'anno parte sfavorito, ahilui.
Film sorprendente. Su Dafoe, non credo sia il suo anno, sinceramente! :)
EliminaTe l'avevo detto...
RispondiEliminaPS Tangerine è su Netflix
presto recupero anche quello! ;)
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