L'incontro tra me e "L'Arte Della Gioia" è nato quattro anni fa. Precisamente durante la campagna promozionale di "Exuvia", l'ultimo album - per ora - di Michele Salvemini, conosciuto ai più con lo pseudonimo di Caparezza. Questo perché, leggendo la lista delle canzoni, ce n'era una intitolata "La Certa", dove il ruolo della morte veniva ribaltato, diventando uno stimolo positivo, necessario a non buttar via le nostre vite. E quel nome li, cosi strano, così inedito da sentire quando si parla di tale argomento, durante le varie interviste concesse dal cantante, si scoprì essere stato preso in prestito proprio dalle pagine del romanzo di Goliarda Sapienza.
Lo stesso che, nelle settimane a venire, mi trovai ad acquistare (e a leggere).
Lo stesso che, nelle settimane a venire, mi trovai ad acquistare (e a leggere).
Casualmente, allora, l'approccio alla serie televisiva di Valeria Golino - che dirige e co-scrive - per me è stato praticamente identico a quello di chi, avendo letto il libro, aveva già una determinata idea e immaginazione nei riguardi della storia, dell'atmosfera, dei personaggi. E il timore, quindi, poteva essere quello di ritrovarmi spaesato, di percepire immediatamente, al primo impatto, la stonatura di qualche stravolgimento, o tradimento, che potesse allontanarmi dal piacere - o dalla gioia, in questo caso - della narrazione: rischio che, da immacolato sul tema, difficilmente avrei potuto avvertire. Ecco perché sono rimasto piacevolmente sorpreso quando, man mano che le immagini scorrevano, mi rendevo conto di stare tornando lentamente a quattro anni fa, a quando avevo il libro di Sapienza tra le mani e cominciavo a conoscere Modesta, le sue origini e quel caratterino ribelle, oscuro e indomabile che l'avrebbe trascinata a vivere e a realizzare un meraviglioso viaggio di vita. Un percorso lunghissimo, che dentro sé stesso finirà per inglobare - di riflesso e non - anche cinquant'anni (circa) di Storia del nostro paese - dal 1900 alla nascita della Repubblica - e che "L'Arte Della Gioia" sceglie di dividere (plausibilmente) in quattro parti (che, salvo stravolgimenti, diventeranno 4 stagioni), cosi come era stato per il racconto originale.
Un coming-of-age fuori dagli schemi, forse immorale, osceno, specie se teniamo conto del periodo legato alla sua pubblicazione. Perché parlare di emancipazione femminile, di libertà sessuale e di lotta al patriarcato, oggi va quasi di moda, ma scriverne e tentare la divulgazione a metà degli anni '70 era tutt'altra faccenda. Tant'è che "L'Arte Della Gioia" venne diffuso integralmente una ventina d'anni dopo - nel 1998 - con Sapienza che non poté neppure godersene le glorie, perché già deceduta (nel 1996). Eppure, al di là degli scandali - per lo più sessuali, ma pure delinquenziali - che potevano (all'epoca) irrigidire qualcuno, come pure intrigarlo, la vera bellezza di questa storia - secondo chi scrive, almeno - è racchiusa tutta nella magia e nei segreti (nei freaks) presenti nei grandi palazzi (e nelle ville) appartenenti alla nobile famiglia dei Brandiforti, di cui la Modesta, interpretata da Tecla Insolia, diventa presto - attraverso furbizia e spietatezza - parte integrante, congiungendosi alla dinastia per poi capeggiarla. Quelle mura rappresentano una sorta di isola felice, un luogo protetto, incantato, geograficamente collocato in Sicilia, eppure distante e immune (o quasi) da ciò che accade al di fuori - come la Grande Guerra, per esempio - e che entra, al massimo, con notizie di riflesso, o con eco.
Ed è in questa zona sospesa e anacronistica che Modesta potrà permettersi di svestire i panni della povera orfanella (e papabile suora) e costruirsi una posizione (sociale), studiare, sperimentare la sessualità (e intelligenza) e contrastare il potere del maschilismo. Aprendo le porte a un futuro diverso da quello consegnatole in partenza e rubando - come ammette lei stessa, guardando in camera - pezzi di gioia ad ogni occasione. Gli stessi che dovrà continuare a rubare, a coltivare e a moltiplicare anche Golino, per fare in modo che la sua creatura assuma quella forma compiuta e soddisfacente che, per ora promette (piuttosto bene), ma ancora le manca.
Cosi come è mancato a me non sentir nessuno far riferimento a la certa in nessuna delle sei puntate di stagione. Ma per lei, lo sappiamo, ci sarà tempo.
Cosi come è mancato a me non sentir nessuno far riferimento a la certa in nessuna delle sei puntate di stagione. Ma per lei, lo sappiamo, ci sarà tempo.
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