12 Soldiers - La Recensione

12 Soldiers Chris Hemsworth
Quando pensi che l’11 Settembre al cinema fosse argomento ormai obsoleto e altamente saccheggiato, ecco che la Storia – la Storia americana – tira fuori il suo colpo di scena, andando ad aggiungere, in scaletta, una pagina inedita e, fino a qualche anno fa, segreta. Oddio, nulla di sconvolgente, sia chiaro, si tratta di un colpo di scena relativo, grande solo nel suo piccolo, perché venire a sapere che la prima mossa americana all'attentato alle Torri Gemelle fu quella di mandare 12 uomini in avanscoperta su territorio afghano, facendoli alleare con i ribelli del luogo (spaccati tra l’altro in tre fazioni, in guerra tra loro), per conquistare la città di Mazar-i-Sharif e mettere in crisi Al-Qaeda, può essere un dettaglio interessante, magari, ma comunque non rivoluzionario rispetto al disegno generale.

Certo, dal punto di vista patriottico questa missione suicida - avviata nel momento più delicato e appannato di quella Guerra, lato americano – è ovvio che porti con sé dell’epico, dello straordinario: gli ingredienti perfetti, insomma, per il classico tributo cinematografico esaltante e sciovinistico. Non a caso cinematografico è anche il modo in cui tali avvenimenti, pare, si svolsero: con questi prescelti che - in terra straniera e, per la maggior parte, nemica - si ritrovarono a dover combattere contro talebani muniti di carri armati, missili e fucili - oltre che in inferiorità numerica - a bordo di cavalli non previsti dal loro addestramento e gentilmente forniti da un alleato ostico, non esattamente disposto a collaborare. Però - come dice anche Michael Shannon a Chris Hemsworth in una scena un po' assurda (che cita il Thor che l'attore interpreta altrove, probabilmente) - per vincere la battaglia, in casi come questi, c’è bisogno di eroi, non di super-eroi, e allora in “12 Soldiers” il vero ostacolo diventa proprio evitare di farsi prendere la mano; di non cedere all'orgoglio e provare a rimanere fedeli il più possibile alla (probabile) realtà, raccontando un pezzettino di Storia in maniera schietta e credibile e allontanando, di fatto, i fantasmi e le avances del mito in stile “300”.

12 Soldiers FilmPer fare questo il regista Nicolai Fuglsig cerca di aggrapparsi sin da subito agli uomini, a quella responsabilità istintiva che li spinge a immolarsi per la causa, contrastata dalla paura e dal dolore di dover abbandonare mogli e figli che forse – nonostante le promesse di qualcuno, volte a sfidare la superstizione – non riusciranno mai più a vedere. Una boa che funziona, se non altro, per fare avvicinare emotivamente lo spettatore alla sorte dei protagonisti; piuttosto utile quando c’è da ripristinare la calma a seguito delle numerose scene d’azione, ma che non basta, purtroppo, a tenere sulle gambe due ore e dieci di pellicola, senza evitare che il grado d'interesse vada a rimetterci sensibilmente. Perché per quanto “12 Soldiers” cerchi di sforzarsi, apparendo il meno sfacciato possibile, la verità è che il suo scopo principale è di esaltare quei "cavalieri che fecero l'impresa", consegnarli in ritardo alla gloria popolare e patriottica che meritano, attraverso un'esposizione priva di sfumature umane che non si fa problemi a spaccare buoni e cattivi in due fazioni ben distinte quanto esplicite.

Perciò - ammessa e non concessa la volontà di Fuglsig a fare più di quanto il suo compito richiedesse - la sensazione definitiva è quella di trovarsi a tu per tu con un prodotto fine a sé stesso, nazionalista, eseguito più per autocompiacimento che per impellenza. Una scelta che rende sicuramente “12 Soldiers” un film godibile, ma allo stesso tempo trascurabile.

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