Stanlio E Ollio - La Recensione

Stanlio E Ollio Film 2018
Ce li ricordiamo come una delle coppie comiche più iconiche della storia del cinema, due macchiette, il duo per antonomasia: famosi per aver fatto ridere il mondo intero con la semplicità del linguaggio del corpo.
Eppure se provate a chiedere in giro di Stanlio e Ollio, di chi c’era dietro la loro maschera e chi erano nel privato, coloro che apriranno bocca cercando di darvi informazioni esaustive, si conteranno probabilmente sul palmo di una mano.

A venirci in soccorso, allora, c'è la pellicola diretta da Jon S. Baird che, partendo da un momento storico cruciale, per la vita dei due attori, tenta di mettere a fuoco un’intimità e una relazione tra i due, tanto sconosciuta quanto appassionante. Siamo nel 1937, infatti, e Stanlio vuole strappare un contratto migliore al suo produttore valutando lo scenario di mettersi in proprio con Ollio (che è ancora vincolato) se quest'ultimo dovesse continuare a fare opposizione: e diventando, in questo modo, autonomi come Charlie Chaplin. Un conflitto che non troverà soluzione se non quella della separazione tra i due, con Ollio che addirittura girerà, successivamente, l’unico lavoro della sua carriera (in duo) in cui è orfano del compare: quello ribattezzato, poi, come “il film con l’elefante”. Salto in avanti, passano sedici anni, è il 1953 e Stanlio e Ollio sono di nuovo insieme, questa volta a teatro. La loro forza al cinema si è scaricata, perduta, e calcare i palcoscenici britannici appare come una buona mossa per recuperare la fiducia del pubblico e trovare i fondi per quel film su Robin Hood a cui Stanlio, speranzoso, non smette di pensare, scrivere e riflettere.
Ed è da questo punto, in realtà, che la pellicola di Baird comincia a modellarsi, a prendere la sua forma, comunicando di non voler essere un omaggio scarno e arido dei suoi personaggi, bensì qualcosa capace di infondere loro spessore, cuore e linfa vitale.

Stanlio E Ollio Film 2018Ci rendiamo conto, allora, di un’alchimia artistica effettivamente immutata, sbiadita per via dei tempi che cambiano, magari (nei cinema spopolano Gianni e Pinotto), ma comunque ancora ben vista e appoggiata da un pubblico che - piccolo incoraggiamento a parte - dimostra di non volere affatto fare a meno di loro. Cosa che, diversamente, ma in un certo senso, si potrebbe andare a dire di entrambi: riuniti per esigenze commerciali, eppure alle prese con dissapori irrisolti del passato, divenuti ingombranti alla stregua di barriere invisibili che nessuno dei due ha il coraggio di cominciare a buttare giù. Serve l’entrata in scena delle mogli, per quello, di due donne forti – in maniera diversa – e fedeli che se ne fregano del politically correct che vorrebbe l’establishment, proteggendo a spada tratta (onore e salute dei) i loro mariti. È un po’ grazie a loro, un po’ grazie a un’amicizia che, per quanto rinnegata e interrotta, era talmente forte da somigliare a un bromance, che “Stanlio e Ollio”, alla fine, deve cedere al sentimentalismo - a quello puro, però - e abbandonare la falsa sotto-trama legata a una rinascita che non ci fu mai, abbracciando col massimo dell'affetto quello che era un legame fortissimo, autentico e indivisibile (che neppure la morte ha potuto interrompere).

E quando lo fa - anche se pure prima, nei minimalismi, era già visibile - ecco che i suoi due attori, giganteschi, vengono fuori in maniera formidabile, straripante. Che John C. Reilly e Steve Coogan prendono in mano le redini e, da una sceneggiatura priva di guizzi - così come la regia - tirano fuori un terzo atto travolgente e vivace, al termine del quale commozione e sorriso si fanno largo sui nostri volti, accompagnandoci verso l'uscita.

Trailer:

Commenti