Avengers: Endgame - La Recensione

Avengers: Endgame Film
Lo ammetto: negli ultimi giorni pensare che mancava poco all’uscita di “Avengers: Endgame” aveva provocato in me una leggera frenesia. Una frenesia che per un film Marvel non provavo più dal primo Avengers, forse, o da quel tanto bistrattato “Iron Man 3” che, per me, ancora oggi, resta il più grande lavoro di questo cinematic universe.
La risposta, credo, si trovi tutta nella chiusura del cerchio che questo episodio andava a rappresentare (anche se tecnicamente il sigillo reale arriverà con Spider-Man: Far From Home), negli undici anni (di vita) passati a seguire le varie storyline che, poi, hanno cominciato a intricarsi tra loro, dando origine a spettacoli d’intrattenimento non sempre riusciti, ma comunque rivoluzionari.

Già, perché prima di entrare nel merito della resa dei conti con Thanos, bisogna concedere a questa saga l’onore di essere riuscita a cambiare in maniera definitiva, probabilmente, il concetto di divertimento e di svago al cinema. Ha fatto scuola, riuscendo persino nell’impresa di far coesistere nello stesso arco narrativo una squadra di vari protagonisti – di prime donne - calibrandone alla perfezione ruoli, spazi, profondità e rilanciando, infine, aumentandone anche i pezzi. E allora ci può stare che in quella che è stata definita la chiusura della fase tre - ma che chiudeva, di fatto, definitivamente le fasi uno e due - si è cercato di costruire qualcosa in grado di bilanciare più o meno bene sia il lato emozionale, sia il lato celebrativo. Un compito che i registi Anthony e Joe Russo portano senz’altro a casa, ma la vera notizia è che lo fanno spiazzando oltremodo le aspettative e incenerendo le molteplici teorie che si erano dipanate da quando “Avengers: Infinity War” ci aveva lasciato un po’ frastornati, a causa della sua volontaria incompiutezza. Senza immergerci troppo nella storia, quindi, quel poco che possiamo dire è che in questa seconda parte succede molto di ciò che ci si aspettava: chi doveva tornare torna, chi doveva essere sconfitto viene sconfitto e chi – stanco o saturo - voleva svestire i panni del supereroe – in modi diversi – riesce a svestirli.
Ma a fare la differenza è come tutto questo si mette in moto, come accade: con citazioni cinematografiche di prim’ordine che vengono chiamate in causa, derise e poi percorse, seppur sovvertendo regole, principi e conseguenze.

Avengers: Endgame Iron ManLa maniera migliore – e unica, sicuramente – per ripercorrere un viaggio durato una generazione e ventidue film, per rendere più epico uno scontro che altrimenti rischiava di farsi replica del precedente e concedere a qualcuno dei protagonisti il lusso (e il vantaggio) di cambiare e di giocare con il proprio stato fisico e/o mentale. Una sceneggiatura stratificata, insomma, arcuata, pregna di rabbia e di malinconia, ma contraria a incupirsi integralmente e a rinunciare a quelle vene umoristiche tanto care al franchise, quanto ai suoi più fedeli spettatori. Doveva essere una festa, del resto, la fine di un viaggio si, ma allo stesso tempo il principio di un altro. Ecco perché, forse, si è cercato di trovare un compromesso, una soluzione che non prevedesse di spingere eccessivamente quel tasto del dolore che in parecchi avevano calcolato, ma che riuscisse a privilegiare la leggerezza, facendo posto al dramma laddove fosse giusto e necessario.
E questo rischiando, a volte, di perdere il filo, di esagerare e appesantire, pur tenendo i battiti del ritmo sotto controllo e riordinandoli velocemente negli istanti di confusione.

Si, vabbè, ma è il finale migliore, vi starete chiedendo?
Decisamente no.

È il finale più onesto?
Magari si!
Mi si sarà ritorta contro l'elevata ambizione che nutrivo, forse, eppure visceralmente ho la netta sensazione che si poteva fare di meglio. Molto meglio. Così come si doveva far meglio nella battaglia finale (che stringendo, stringendo è l’unica scena d’azione), che paradossalmente è stata meno avvincente, intensa e registicamente ordinata di tutte quelle viste in Infinity War: e la cosa è assurda se pensiamo che dietro la macchina da presa non c’è stata alcuna sostituzione.

Però la posta in gioco era alta, le probabilità di fallimento idem e per questo - citando anche Thanos – è ipotizzabile che si debba guardare ad “Avengers: Endgame” come a qualcosa di ineluttabile.
Se non altro perché, qui, gemme capaci di smentirci, non ce ne sono.

Trailer:

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