L'Incredibile Storia Dell'Isola Delle Rose - La Recensione

Isola Delle Rose Netflix
Un ragazzo viene scaricato dalla ragazza che ama e, per attirare la sua attenzione, decide di dar sfogo al suo genio costruendo qualcosa di completamente assurdo e fuori dal comune. 
No, non è la trama di “The Social Network”, ma quella de “L'Incredibile Storia Dell'Isola Delle Rose”, il nuovo film di Sydney Sibilla che con quello di David Fincher condivide, tra le altre cose, anche l'essere tratto da una storia vera. 

Accadde realmente infatti che l’ingegnere Giorgio Rosa, nel 1968, spinto da una serie di intuizioni, si rese conto che andando ad installare una piattaforma 500 metri al di fuori delle acque territoriali italiane, avrebbe potuto realizzare una specie di isola da dichiarare Stato indipendente. Un episodio - appartenente alla nostra Storia – straordinario, eppure conosciuto su scala assai più ristretta rispetto a quanto ci si aspetterebbe: forse per via della mancanza di stile con cui, il Governo italiano dell’epoca, decise di “sistemare” una faccenda che stava diventando, a tutti gli effetti, un delicatissimo caso (internazionale) da gestire. Tant'è che la sceneggiatura scritta dallo stesso Sibilia - insieme a Francesca Manieri - trasmette tantissimo l'entusiasmo e la passione verso l'idea di libertà anarchica e assoluta che l’Elio Germano protagonista decide di perseguire con tutto sé stesso: rifiutandosi di farsi tarpare le ali da regole, secondo lui, limitanti e prive di significato. Così, ricalcando (molto) alla leggera le gesta che furono del Mark Zuckerberg di Jesse Eisenberg – a un certo punto c’è spazio anche per un accenno alla famosa disputa tra Eduardo Saverin e Sean Parker – “L’Incredibile Storia Dell’Isola Delle Rose” riesce a raccontare in una maniera assai scanzonata e guascona sia un periodo molto critico e cruciale del nostro paese, sia di quella voglia che appartiene (o ci è appartenuta) un po’ a tutti di volere a tutti i costi prendere e cambiare il mondo. Un mondo che, troppo spesso, tende a restituirci una sensazione di soffocamento.

Isola Delle Rose Film
Perché nel ’68 di Giorgio Rosa non c’è quel movimento di contestazione che andava a riversarsi nelle piazze e a manifestare, finendo spesso allo scontro con le forze dell’ordine e al consecutivo spargimento di sangue. La sua protesta socio-culturale era diversa, distaccata, più composta e destinata al fallimento, forse, ma maggiormente efficace dal punto di vista simbolico e rivoluzionario. E nella pellicola di Sibilia questa sensazione ci travolge alla stregua di una grande onda, un'onda volta a trascinarci in un tifo dirompente e accorato che avremmo pagato oro per tenere vivo il più possibile: aggrappandoci magari a quel pieno di avvocati che Germano promette di sguinzagliare al Franco Restivo di un cattivissimo Fabrizio Bentivoglio. Le cose sfortunatamente, però, andarono in modo differente e sarà per questo che, nella seconda parte della storia, l’intensità del loro braccio di ferro è leggermente smorzata dalla risalita di una sottotrama romantica che, accantonata sulla riva, lentamente torna a bagnarsi, giungendo infine nuovamente a largo.

Del resto al suo protagonista tiene tantissimo Sibilia e lo dimostra - a più riprese e - regalandogli un finale amaro che, tuttavia, si impegna a mantenere ugualmente un retrogusto di massima dolcezza. Perché Giorgio Rosa, checché se ne dica, ci è andato davvero vicino a cambiare il (suo) mondo. Anzi, per certi versi lo cambiò davvero, considerando che il suo gesto portò a rivedere quel regolamento che diede avvio al suo paradossale progetto e che indirettamente gli venne data ragione, in merito alle sue pretese.
In quella che, ancora oggi, resta una delle imprese più folli (e divertenti) che siano state compiute in Italia.

Trailer:

Commenti