Nella pellicola scritta e diretta da John Lee Hancock c’è un serial killer seriale che va in giro di notte a
uccidere donne, servendosi di un pugnale; un serial killer che non vedremo mai in faccia mentre è all’opera
e che da anni sembra mandare a vuoto qualunque indagine la polizia abbia tentato di aprire su di lui. Ne sa
qualcosa il vice-sceriffo Deacon di Denzel Washington, il quale ha pagato carissimo il non essere riuscito a
inchiodarlo, rimanendo ossessionato dal mistero e finendo con l’essere trasferito e tolto dal caso. Caso che
adesso è nelle mani del suo sostituto, che – per pura coincidenza – conosce personalmente durante una
commissione di lavoro che lo trascina davanti a una scena del crimine che presenta un modus operandi
praticamente identico a quello dell’assassino che lo ha portato alla deriva. Dire che i due uniranno le forze per
venire a capo della faccenda, è dettaglio praticamente scontato. Così come è scontato rimarcare quanto gli ingredienti
per incollare alla poltrona, “Fino All'Ultimo Indizio”, ce li abbia tutti schedati e messi in ordine, in attesa di tirarli fuori: pescando e mixando da uno storico piuttosto ampio e collaudato, divenuto negli anni una sorta di archetipo del thriller
moderno (seppure dal sapore antico).
Più che affiancarsi, allora, al cinema fincheriano che tanto ci (e gli) piace, Hancock ne riesce a ricavare una sorta di copia conforme piuttosto sbiadita. Vivacizzata da alcuni lampi estemporanei dei suoi attori, magari, ma
vittima di un’atmosfera blanda, che fatica a reggersi se non addirittura a issarsi.
Troppo poco, insomma, per ricevere il consenso di parentela a cui ambiva.
Trailer:
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