E questa branca, chiaramente, si chiama Pixar.
Pur non potendo garantire sempre la qualità eccelsa che ha contraddistinto molti dei suoi titoli, infatti, la
Pixar continua a mantenere una direzione coerente, una messa a fuoco che gli consente non solo di
sbagliare poco o niente, ma anche di realizzare prodotti capaci di arrivare al posto giusto (stavolta
niente sala), al momento giusto. Perché in un periodo così emotivamente freddo, incerto e (stra)colmo di
controversie, “Luca” è il film perfetto per tornare a respirare, a sognare, e non solo per via di quell’impatto
da stagione estiva che, in qualche modo, tende a rifocillare e a rilassarci, ma perché ogni singola immagine
che appare sullo schermo sembra studiata al millimetro per scaldare mente e cuore. Un lavoro
straordinario di composizione che impatta agli occhi attraverso un’accurata scelta di colori e di saturazione
degli stessi: concepiti appositamente per riuscire a evocare una spensieratezza infantile di cui si faranno portabandiera, poi, i tre giovani protagonisti. La Liguria raffigurata e immaginata da Enrico Casarosa –
italiano di nascita e al suo esordio in un lungometraggio – del resto è quella estrapolata dai suoi ricordi di
bambino, e quindi luogo ideale – chiamato Portorosso – in cui crescere, fare esperienze e
capire meglio chi siamo e a che genere di mondo apparteniamo.
Un’ora e mezza di suggestioni, di risate, di pensieri sulla nostra adolescenza e – perché no – sul presente
(ambiguo) che ci circonda, cucite insieme da un filo incantato che se da una parte illude, virando su un lieto fine improbabile,
dall’altra ci tiene particolarmente a tenere acceso un barlume di speranza e di armonia.
Che per quanto surreale, conserva quel non so che di legittimo e in cui vale la pena perseverare.
Trailer:
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