Cyrano - La Recensione

Cyrano Film 2021

Con Joe Wright ho avuto sempre un rapporto ambiguo.
I suoi film, in pratica, né mi piacciono e né non mi piacciono. Solitamente li trovo simili a dei compitini ben svolti, ma puntualmente privi di quel quid in più, o di quel guizzo registico in grado di restituire a ogni storia il carattere che si merita.

E con questi presupposti ho approcciato anche “Cyrano”: il suo musical ispirato, chiaramente, al Cyrano de Bergerac, la cui sostanziale differenza con l’opera originale è che stavolta non è il lunghissimo naso a intralciare l’amore del protagonista per Roxanne, bensì l’essere affetto da nanismo. Una modifica che, in sostanza, cambia zero in termini di fedeltà alla trama e che in più ci consente di avere come protagonista un Peter Dinklage a dir poco strepitoso e, forse, mai così bravo. Quando è in scena la differenza è notevole e quando manca lascia un vuoto, tant’è che Wright si aggrappa a qualsiasi pretesto pur di tenerlo il più possibile dentro l’inquadratura. La sua intensità, la sua espressività è almeno dieci spanne avanti rispetto al resto del cast, che – va detto – si spreme anima e corpo pur di stargli dietro, sebbene la lotta sia impari. Ce ne rendiamo conto, togliendoci il dubbio, quando Christian prova a riconquistare l’amore di Roxanne presentandosi sotto al suo balcone, girando a vuoto con le parole, finché Cyrano non corre in suo soccorso sistemando la situazione. In quel momento la pellicola raggiunge il suo picco assoluto, azzeccando ritmo, inquadrature, toni. E l’impressione è che a raggiungere il picco assoluto, in quel momento, sia addirittura il cinema di Wright-tutto, il quale per un attimo sembra elevarsi dal solito compitino, intercettando un quid in più e quel guizzo registico in grado di restituire alla storia il carattere che si merita.

Cyrano Film 2021

La traccia maggiormente rilevante di un lavoro che rischia, comunque, di restare tra i migliori della filmografia del regista: che dosa con misura parentesi cantate e recitazione classica, intrecciando a volte le due cose per arrivare a una drammatizzazione più veemente ed efficace (come accade nel pezzo cantato in trincea). Certo, sarebbe stato interessante cavalcare il parallelismo coi tempi moderni, magari, ragionando sugli amori che nascono attraverso corrispondenza e che, spesso, non rispettano dal vivo i parametri idealizzati su carta (o in chat): riuscendo in questo modo anche a dare una rilettura in chiave moderna a un classico intramontabile della letteratura. Ma a Wright ciò non incuriosisce, non lo solletica, perlomeno non quanto riuscire a portare a casa un lavoro genuino e conforme e in cui si è preso già il lusso di modificare la punteggiatura. Un obiettivo che centra, seppur con riserva, allentando la mano proprio laddove solitamente si chiede di stringere di più: il finale.

La chiusa tra Cyrano e Roxanne meritava un pathos superiore, un commiato più appassionante, su questo non ci piove. 
E l’aver mancato tale appuntamento, specie in un’occasione ghiotta come questa, per Wright equivale un po’ ad aver sbagliato un gol a porta vuota. Un gol che certi registi non dovrebbero sbagliare mai. A meno che non si accontentino del compitino.

Trailer:

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