21 Jump Street - La Recensione

Phil Lord e Chris Miller portano al cinema la serie televisiva prodotta a cavallo tra gli anni ottanta e novanta "21 Jump Street", nota soprattutto per aver lanciato prepotentemente al pubblico un giovanissimo e ancora sconosciuto Johnny Depp.

Affidata all’inedita coppia d’attori Jonah Hill (dimagrito per l'occasione) e Channing Tatum, la genesi cinematografica del franchise promette di diventare, alla lunga, un progetto molto prolifico. Affiatatissimi sulla scena, i due attori protagonisti incarnano alla perfezione gli stereotipi del nerd sfigato e del bello poco intelligente e realizzano, all’interno di una storia che proprio coi stereotipi vuole giocare, una pellicola molto esilarante e a tratti irresistibilmente divertente.

Compagni ostili alle scuole superiori, il povero Schmidt e il fustacchione Jenko, si ritrovano insieme nella fase di ammissione per agenti di polizia. Il primo abile di mente, il secondo abile di fisico, decidono di unirsi patteggiando una strana amicizia fraterna, simile a un’alleanza di sopravvivenza. Diventati agenti, si rendono conto che il mestiere reale di poliziotto però è molto meno affascinante rispetto a quello riportato nei film e in televisione, e in seguito a una cattura maldestra di alcuni spacciatori vengono riassegnati entrambi al distretto 21 Jump Street, realizzato per arruolare agenti dalle sembianze adolescenziali per poi infiltrarli nei licei e smascherare eventuali criminali. E così la loro missione diventa quella di trovare il distributore di una nuova droga, la “Holy Shit”, talmente potente da poter causare anche la morte di chi l’assume.

Scritto da Michael Bacall e Jonah Hill, col suo canovaccio “21 Jump Street” ha il pregio di riuscire ad accarezzare diversi generi, spaziando da commedia-action a buddy-movie e sfiorando addirittura qualche punta di romanticismo. Lo spazio collegiale in cui la pellicola deve sostare per la maggior parte del suo tempo non si lascia sfuggire l’opportunità di raffigurare anche una generazione giovanile attuale variopinta e squilibrata, calcando molto la mano persino sulla velocità di cambiamento della stessa: ne è scena-testimone il ritorno a scuola di Schmidt e Jenko, convintissimi che dopo sette anni dal loro addio la classe dominante fosse rimasta ancora quella dei bellimbusti prima di doversi ricredere a stento davanti al paradossale dominio nerd.

Complice un ottima sceneggiatura e la scelta di un cast azzeccato, Phil Lord e Chris Miller vincono nell’opportunità di aver portato al cinema una rinfrescata versione di Starsky e Hutch. Le battute ironiche e i momenti spassosi (regalati principalmente da un Ice Cube cliché dichiarato ma funzionante) intrattengono lo spettatore con un ritmo scatenato, facendo volare in breve tempo i cento quaranta minuti della storia. Infine, da non dimenticare, uno straordinario e memorabile cameo di Johnny Depp che, come accennato in apertura, non poteva non prendere (minima) parte alla trasposizione cinematografica di un titolo che, nel bene e nel male, è stato importantissimo ai fini della sua carriera.

Trailer:

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