Ribelle: The Brave - La Recensione

Se con “Cars 2” aveva lasciato intorno a sé un alone di grande delusione, con “Ribelle: The Brave” la Pixar si rimette prepotentemente in carreggiata. E' lampante che la mano non è ancora quella salda e creativa a cui ci aveva generosamente abituato ma lo spunto vincente stavolta c’è, eccome. Proviene dalla scomposizione della favola classica, quella con la principessa destinata a congiungersi al suo principe azzurro, riscritta e corretta tramite l'inserimento di nuove regole e attraverso la caratterizzazione della protagonista Merida: ostinata principessa guerriera alla ricerca della sua libertà e assolutamente riluttante a sottostare alle regole di corte che ora la vedono obbligata a fidanzarsi con uno dei suoi pretendenti.

La libertà di poter scegliere in autonomia cosa fare della propria vita, e essere, di fatto, padroni del proprio destino, però è solamente il motore vivacizzante di “Ribelle: The Brave” e non il tema principale. La pellicola, diretta in una prima fase da Brenda Chapman (sceneggiatrice insieme a Irene Mecchi) e passata poi in corso d'opera nelle mani di Mark Andrews, raggruppa infatti il suo cuore pulsante integralmente sul rapporto madre/figlia e sul loro legame da ricostruire perché rovinato da una difficoltà di comunicazione. La distanza apparentemente incolmabile tra le due solide figure genera un attrito che taglia letteralmente a metà il nucleo famigliare e, avvalendosi di un'approssimativa parentesi magica, lo altera fino a costringere le due inamovibili montagne ad allearsi e a camminare fianco a fianco ma soprattutto ad ascoltarsi l’un l’altra. Il loro percorso di mediazione è la rotta con la quale la storia raggiunge il massimo apice emozionale e sentimentale, prima di virare poi verso un finale abbastanza scontato in cui entrambe porteranno a termine positivamente il tortuoso processo di maturazione e cambiamento.

L’ultimo lavoro di casa Pixar si presenta allora come una favola prettamente al femminile (ed è una novità per la casa d'animazione californiana) volta ad arginare gli interventi di ogni personaggio maschile ai margini della narrazione e ad esaltare in maniera spiccatissima la figura della donna. Sono loro a tenere le redini di corte e ad evitare che i stupidi, giganteschi mariti cadano in facili e banalissime risse da bar o gettino alle ortiche un lunghissimo accordo di pace. Ambientato in una Scozia medievale riprodotta digitalmente in maniera meravigliosa, "Ribelle: The Brave" riesce così a far tornare alla mente le stesse atmosfere dei vecchi film Disney di una volta, quelli di moltissimi anni fa, prima che il modello “Toy Story” rivoluzionasse letteralmente il modo di fare animazione.

A onor del vero, ci troviamo di fronte a un nettissimo passo avanti, a un titolo di tutto rispetto capace di divertire, commuovere e intrattenere spettatori di qualunque età, nessuno escluso. Non sarà il solito invocato capolavoro ma pretendere ogni volta che la Pixar sforni un “Up” o un “Toy Story 3” sarebbe da parte nostra una richiesta pretenziosissima. Per adesso la creatura di Steve Jobs ha voluto limitarsi a riprendere lo scettro che aveva perduto qualche anno fa e nel farlo ha dedicato proprio alla memoria del padre le magnifiche gesta compiute.

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