Il motivo che fa di Marco Bellocchio uno dei migliori registi all’attivo in Italia (e nel mondo) è racchiuso tutto nel modo in cui è riuscito a trattare un tema delicato e pericoloso come l’eutanasia nel suo ultimo (capo)lavoro. Senza dare giudizi né forzare opinioni ma esclusivamente con l’impeto dei racconti di piccole microstorie, che sono poi figlie di piccole grandi vite, il regista dipinge un Italia cinica e depressa (citazione del senatore Toni Servillo) colpita trasversalmente dalla vicenda Eluana Englaro e divisa dal controverso problema etico e morale di poter fare o meno della morte una libertà individuale.
“Bella Addormentata” è un film drammatico nel senso più assoluto del termine dove l’unica fonte di sarcasmo che ogni tanto arriva perché deve spezzare un atmosfera faticosa e opprimente si riduce alle poche incursioni dello psichiatra di partito interpretato da un memorabile Roberto Herlitzka. Marco Bellocchio non parla mai direttamente del caso Englaro (qui dagli ultimi giorni fino alla morte) ma si limita a poggiarlo sullo sfondo per mostrare come questo riesca ad unire, seppur in maniera discordante, gli interessi di un paese anch’esso malato. Le storie che coinvolgono i protagonisti sono tutte in qualche modo legate al tema dell’eutanasia e simultaneamente aiutano il regista ad esprimere quanto la società attuale abbia raggiunto uno stato di salute altamente preoccupante.
Non riuscire a riconoscere uno strangolamento da un abbraccio d’amore, credere di dover rinunciare alla propria vita per cercare di salvarne un’altra, astenersi dal votare (o dal dire) ciò che si pensa per non rischiare di perdere la propria posizione, non potere amare qualcuno perché ha un opinione diversa dalla nostra o pensare di non avere la forza per guarire da una situazione di tossicodipendenza, sono tutti segnali di un cinismo che ha infettato gravemente una popolazione e destinato a confluire in una depressione fisiologica sconfinata. Ed è qui che la bella addormentata del titolo trova il suo riferimento all’Italia, all’Italia di oggi, quella di uno stato in caduta libera.
Con immensa delicatezza allora Marco Bellocchio strugge e appassiona, parlando del nostro paese ed espugnando il dibattito su un tema difficile, affrontato con intelligenza, rispetto e un pizzico di poesia. Allo stesso modo rispetta anche il pubblico, che mai troverà le sue idee venire influenzate minimamente dalla storia. Tuttavia, questo essere così imparziale “Bella Addormentata” non riesce a trattenerlo all’infinito e quindi lascia intravedere, in fase di compimento, un sottile spostamento dell’ago della sua bilancia. Ma non è nulla di ricattatorio, solamente una dichiarazione d’amore rivolta a tutto il genere umano. Poiché, ci crediate o no, anche l’eutanasia può avere le sue grandi sfumature.
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