Spring Breakers - La Recensione

Il titolo è l'idea di partenza.
Ebbene si, perché lo Spring Breakers non è altro che la vacanza di una settimana che gli studenti universitari si concedono durante l'anno di studio - generalmente nel periodo di primavera - per staccare dalla monotonia e dalla noia e potersi dare alla pazza gioia senza porre alcun limite a ogni genere di trasgressione.

Ma nella pellicola di Harmony Korine lo sballo collettivo è presentato in tutt'altra forma rispetto a quella più conosciuta e consona di altri film commerciali-collegiali in stile "American Pie". Dato che a "Spring Breakers" non interessa minimamente di rifarsi a quei modelli ma, al contrario, vuole promuoversi come portatore di una corrente fortemente drammatica e altamente preoccupante. Le quattro amiche protagoniste infatti incarnano a tutti gli effetti quella che è buona parte della gioventù moderna, ideali compresi, e la solita vacanza alla conquista dei piaceri proibiti - che comincia per loro con la bravata di una rapina in un ristorante compiuta per gioco e disperazione economica - si tramuta in breve tempo in qualcosa di enormemente incontrollabile con destinazione finale l'inappagante identificazione del proprio io.

Tuttavia il modo con cui Korine cerca di incanalare i suoi punti di vista sulle ambizioni giovanili vive di un efficacia traballante che, alla lunga, e a forza di rimarchi, fa risultare la sua esposizione ripetitiva e ridondante, raffreddando e arrancando il coinvolgimento, tanto da costringere il regista a forzare la mano su di un terzo atto decisamente scarico e meno tonico, su cui va a gravare anche il finale smaccato e ai limiti dell'accettazione.

Soldi facili, droghe, sesso, sono elementi di cui "Spring Breakers" si serve per accentuare il grave crollo delle responsabilità della (grossa) fetta adolescenziale catalogata, crollo sanabile, peraltro, solamente con l’espediente di testarne per direttissima, e sulla propria pelle, tutti gli effetti negativi. Il messaggio è fin troppo nitido quindi, appesantito, e così la stuzzicante comparsa in scena da parte di James Franco – rapper-criminale irriconoscibile - diventa una indovinatissima mossa tattica per rovesciare la pellicola - fino a quel momento velatamente drammatica – e trasformarla in un gangster-movie scanzonato con tanto di lotta tra bande rivali per il predominio della città.

Musiche elettroniche e colori vivaci accompagnano allora questo ritratto misto che da una parte tende la mano al divertimento e alla sregolatezza e dall'altra mette in mostra una crisi adolescenziale che ormai è molto più che un ambiguo pensiero. "Spring Breakers" complessivamente riesce abbastanza bene nei suoi intenti anche se non è capace di mantenersi sobrio fino al culmine e, come i suoi personaggi, ecco che sul più bello si lascia cadere preda del suo ennesimo eccesso di ribellione irrefrenabile.

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