To The Wonder - La Recensione

La sensazione spirituale che si respira durante la visione di "To The Wonder" non è affatto nuova se pensiamo al cinema di Terrence Malick. Il sospetto che il regista goda di una conoscenza sconfinata della vita, della fede e (con questo film) dell'amore, alimentata magari da un canale preferenziale con qualche essere superiore, magari proprio Dio o forse un suo affine, sta diventando via via sempre più una certezza sulla quale (probabilmente) non avremo mai risposta tangibile, a meno che non ci impegnassimo a raccogliere e a decifrare per bene i numerosissimi afflussi che lui stesso puntualmente non manca mai di distribuire in quelli che, più che film, potremmo definire vere e proprie esperienze illuminanti.

Quello di Malick è un cinema aulico, mistico, impossibile da paragonare ad altri, e per questo da vivere lasciandosi trasportare senza remore o freni, fiduciosi che qualunque sia la destinazione, arrivarci significherà conoscenza, comprensione e giovamento. In "To The Wonder" frammenti e attimi di ricordi costruiscono lentamente una storia d'amore travagliata, in cui la protagonista Olga Kurylenko è disposta ad amare incondizionatamente un Ben Affleck rigido e schivo, con cui dopo una brevissima lacerazione, riesce ad ottenere il matrimonio che desiderava ma non a liberarsi di quello schermo fastidioso filtra-sentimenti montato accuratamente nell'uomo e assai meno nella donna. Da attore passivo infatti Affleck incarna esattamente la forza contrastante all'amore più puro, sia nella relazione con quella che poi diventerà sua moglie che nella breve parentesi condivisa assieme a Rachel McAdams, durante la brevissima rottura centrale. Il suo personaggio chiude ripetutamente le porte a due donne che, senza troppi indugi, gli dichiarano, a turno, fiducia e amore supremo.

Malick risalta disinvolto quindi quella che è la forza femminile, suggerisce la totale essenza di amore riposta nel sangue della donna, il bisogno di maternità senza il quale è impossibile non sentirsi sperduti, e lo contrasta a sua volta con la rappresentazione di uomini complessi, impauriti e perplessi che trascinano, in qualche modo, al tradimento e all'allontanamento. Un allontanamento con cui cerca di combattere nelle contate parentesi a lui dedicate anche il sacerdote spagnolo interpretato da Javier Bardem, in crisi con la fede e alla ricerca di un contatto con Cristo perché incapace di rispondere da solo agli innumerevoli quesiti che continuano a tormentarlo impedendogli di svolgere con serenità quella delicata mansione che, in passato, ha scelto come motivo di vita.

Principalmente narrato dalle voci fuori campo dei protagonisti - da cui solo raramente la pellicola sceglie di allontanarsi - e da immagini affascinanti che chiamano la natura a fare da sfondo, "To The Wonder" si pone come ennesima composizione malickiana illustre alla quale è necessario partecipare solo se muniti di forte passione e partecipazione. Un cinema assolutamente non per tutti, dal quale non si può pretendere una saturazione completa di intendimento e per cui dedicato esclusivamente a coloro che hanno il coraggio e la voglia di entrare in profondità con loro stessi e con le loro emozioni, avvicinando il rischio di guardare le cose da un altro punto di vista, magari più esplicativo e limpido del nostro.

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