Escape Plan: Fuga dall'Inferno - La Recensione

Ray Breslin (Stallone) è un esperto di sicurezza che per professione si occupa di rilevare falle nei penitenziari americani. Tramite l'aiuto del suo team viene ingaggiato, imprigionato e sfidato ciclicamente ad evadere, cosa che gli riesce tempestiva e con successo e che gli ha fatto guadagnare la fama e l'incoraggiante soprannome di Houdini. Terminata l'ennesima missione, gli viene proposta la sfida di collaudare i sistemi di una prigione segreta costruita secondo le migliori tecniche anti-evasione, in cambio, per lui, una retribuzione smisuratamente alta in confronto alla tariffa standard. Ray accetta, anche se le regole stabilite lo vedono uscire molto dalle sue ferree regole, solo che, una volta dietro le sbarre, le premesse iniziali si rivelano essere un crudele imbroglio per incastrarlo e la sua permanenza all'interno della struttura rischia di diventare eterna proprio come quella di un criminale qualunque.

Quello diretto dal regista Mikael Håfström è a colpo d'occhio (e non solo) un prodotto di collocazione televisiva sotto ogni singolo aspetto. L'unico fattore forte abbastanza da snaturare "Escape Plan: Fuga dall'Inferno" dalla sua distinta dimora è la partecipazione di due star che, per forza di cose, variano il peso specifico dell'operazione consentendogli di poter funzionare oltre quelle che sono le genetiche caratteristiche. Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger (qui in forma strepitosa) tornano a lavorare fianco a fianco infatti dopo la recente collaborazione ne "I Mercenari" e si alleano contro la minaccia disumana di chi vuol trattare i criminali come fossero topi da laboratorio indirizzati alla morte. Non litigano - a meno che ciò non serva per creare diversivi - e si danno il cinque per preparare il piano di fuga da un posto del quale non sanno nulla e da cui uscire sembra quantomeno non alla portata di un normale essere umano.

Eppure messo a confronto con la poetica ultima abbracciata da Stallone e, perché no, da Schwarzenegger, con "Escape Plan: Fuga dall'Inferno" i due compiono visibilmente alcuni passi indietro. Se avevamo rinominato questa seconda parte dei due attori una sorta di update 2.0, qui entrambi effettuano un downgrade che stimola un ritorno al passato, sicuramente elettrizzante per i fan ma destinato ovviamente a scaturirsi meno brillante di quanto la memoria potesse ricordare. Ammesso che di momenti densi Stallone e Schwarzy ne sappiano creare ancora eccome - strappando qualche risata e scazzottata gradevole - c'è da aggiungere che, costretti da eccessiva serietà, il loro simulare un balzo all'indietro nel tempo di circa trent'anni poco agisce in termini di soddisfazione e appagamento totale.

Sorretto da una sceneggiatura non all'altezza e anti-cinematografico sin dalla radice, "Escape Plan: Fuga dall'Inferno" allora è più uno stuzzichino da assaporare per contenere una fame che resta assolutamente da sfamare. Il testardo ritorno al passato dei muscolosi attori oggi può essere accolto come qualcosa al massimo di simpatico, da gustare con pop-corn e bibita fresca ma fuori dalle quelle che erano le più antiche contentezze.
E per quanto riguarda chi scrive, il loro è uno dei rari casi in cui l'aggiornamento alla release 2.0 è servito davvero, migliorando l'hardware e portando grossi benefici alla completa comunità di chi voleva continuare a farne uso.

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