L'Ultimo Turno - La Recensione

L'Ultimo Turno Poster

La crisi sanitaria è un problema ormai acclarato e di scala mondiale.
La fuga dei medici e la carenza di infermieri è una piaga che non sta colpendo solamente le strutture del nostro paese e, secondo l'OMS, tra cinque anni, la situazione diventerà addirittura più grave e insostenibile.

Parte da qui, allora, la pellicola scritta e diretta da Petra Biondina Volpe, raccontando un turno di notte in un ospedale svizzero, in cui la presenza di un personale ridotto all'osso mette in seria difficoltà (e poi in crisi) un'infermiera che cerca semplicemente di svolgere al meglio la sua professione. L'infermiera in questione è la bravissima Leonie Benesch - già apprezzatissima in "La Sala Professori" - madre di famiglia, recentemente alle prese anche con la fine del suo matrimonio. Quando entra nello stanzino del complesso in cui lavora, però, le sue questioni personali restano chiuse nell'armadietto personalizzato insieme ai vestiti civili, le foto e i messaggi scritti sulle cartoline. La concentrazione è fondamentale, infatti, all'interno del suo reparto, perché oltre al classico giro di visite, c'è bisogno di gestire accuratamente la suddivisione delle medicine e la pressione e lo stress generato dagli infiniti e puntuali imprevisti. Imprevisti che nel suo ambiente sono l'ordine del giorno e della notte. Sono la prassi. Il suo reparto, tra l'altro, è uno dei più delicati, ovvero quello maggiormente popolato da malati oncologici e malati con una quadro clinico già piuttosto compromesso, circondati peraltro da famigliari che gli si stringono attorno, piangono di nascosto e perdono il controllo, pretendendo, spesso, esecuzioni di miracoli che, non sempre, purtroppo, sono possibili.

L'Ultimo Turno Film

Va da sé che la componente umana diventa un punto cruciale per Volpe e la sua storia, che cerca spesso di catturare le reazioni (minime, impercettibili) che la Floria di Benesch si ritrova a dover trattenere di fronte al dolore, la maleducazione e le richieste, magari legittime, magari no, di pazienti insoddisfatti che vorrebbero più tempestività e assistenza a seguito delle loro chiamate. C'è chi attende il verdetto degli esami, chi deve prendere una medicina a un orario prestabilito, chi deve essere operato e chi, forte di un'assicurazione privata, ha una stanza singola tutta per sé e l'arroganza di chi se ne frega del prossimo, esigendo un trattamento simile a quello riservato a un cliente di un hotel a cinque stelle. Tanto, troppo, da gestire a livello emotivo. E quando non hai nessuno a cui poter passar la palla - o comunque non abbastanza aiuto - e ogni tua mossa, ogni tua distrazione, potrebbe costar la vita di questo o di quell'altro essere umano, ogni secondo perso finisce per pesare come un macigno e rischia di stimolare pericolosissimi sensi di colpa. Una condizione che "L'Ultimo Turno" comunica talmente bene da farla uscire fuori dallo schermo, trasmettendola chiara e forte allo spettatore, il quale sopraffatto, comincia a provare la stessa sofferenza, ansia e tensione della povera e fragile Floria: abituata, probabilmente, a portare una parte del suo lavoro (fino) a casa.

Si resta inevitabilmente scossi, dunque, dalla (e dopo) visione del film. Con Volpe che cerca di attenersi fedelissima a una realtà che non ci aspettiamo essere poi tanto diversa da quella messa in scena. Ed è uno scenario assai preoccupante, oltre che prossimo, al quale è giusto dar voce e risalto, visto e considerato che, piaccia o meno, ci riguarderà tutti molto da vicino.

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