Essere dei geni non significa per forza dover capire qualunque cosa. Se poi lo si è da bambini, a maggior ragione, è probabile non si riesca a comprendere alcune evidenze, sulla carta, chiarissime.
Succede a T.S. Spivet, grande genio della scienza a soli dieci anni, ma incapace di superare la tragica morte del fratello gemello, eterozigote, Layton, avvenuta accidentalmente nel fienile di casa sua. Morte della quale è convinto i suoi genitori lo ritengano diretto responsabile e che lo porta a pensare che il loro bene nei suoi confronti sia drasticamente diminuito, se non pari a zero. Così, quando una scuola prestigiosissima di Washington D.C. lo contatta, credendolo molto più grande, per premiare una sua invenzione, T.S. fugge di nascosto da casa, sicuro che la sua assenza e il suo viaggio possano far felici a distanza sia la sua persona che la sua famiglia.
Tra elaborazione del lutto e senso di colpa "Lo Straordinario Viaggio Di T.S. Spivet" cerca di raccontare perciò, in maniera piuttosto favolistica, la calma apparente di una famiglia particolare, lacerata dal di dentro a causa di un dramma che non ha mai accettato e avuto il coraggio di affrontare faccia a faccia. Lo fa attraverso gli occhi e la mente del suo membro più piccolo, l'unico ad avere assistito all'orribile evento in prima persona, e per questo incapace di perdonarsi un errore di cui, in realtà, non è assolutamente colpevole. L'incapacità di rendersene personalmente conto tuttavia, crea all'interno della sua coscienza un vuoto profondissimo, sostenuto dal mancato aiuto di un padre e di una madre (ma anche di una sorella in fase adolescenziale), caratterialmente abituati ad affidare ai silenzi e al tempo la risoluzione dei loro problemi.
Da questa base di partenza, che avrebbe tutte le carte in regola per dar vita a una pellicola triste e devastante, il regista Jean-Pierre Jeunet tira fuori però un avventura bambinesca, ironica e brillante, che oltre a divertire e sensibilizzare i più piccoli non dimentica di chiamare in causa anche quella categoria genitoriale che spesso perde di vista le priorità fondamentali, concentrandosi su sé stessa e sui suoi futili interessi. Quella di T.S. Spivet infatti è una parabola che se privata temporaneamente della sua parte sognante e avvincente, mostra chiaramente quali sono i rischi e i pericoli che potrebbero verificarsi quando a un bambino in difficoltà viene negato ripetutamente aiuto ed affetto, obbligandolo a giungere a conclusioni personali, spesso influenzate da un'accesa fantasia di fondo.
Ovviamente Jeunet questo terrore lo maschera bene, lo fa avvertire allo spettatore più maturo, censurandolo a quello più piccolo. Che invece sarà completamente avvolto dalle peripezie che dal desolato west porteranno il piccolo protagonista alla cittadina industriale dell'ovest, per farsi notare finalmente sia dalla sua famiglia che dal mondo esterno.
Trailer:Tra elaborazione del lutto e senso di colpa "Lo Straordinario Viaggio Di T.S. Spivet" cerca di raccontare perciò, in maniera piuttosto favolistica, la calma apparente di una famiglia particolare, lacerata dal di dentro a causa di un dramma che non ha mai accettato e avuto il coraggio di affrontare faccia a faccia. Lo fa attraverso gli occhi e la mente del suo membro più piccolo, l'unico ad avere assistito all'orribile evento in prima persona, e per questo incapace di perdonarsi un errore di cui, in realtà, non è assolutamente colpevole. L'incapacità di rendersene personalmente conto tuttavia, crea all'interno della sua coscienza un vuoto profondissimo, sostenuto dal mancato aiuto di un padre e di una madre (ma anche di una sorella in fase adolescenziale), caratterialmente abituati ad affidare ai silenzi e al tempo la risoluzione dei loro problemi.
Da questa base di partenza, che avrebbe tutte le carte in regola per dar vita a una pellicola triste e devastante, il regista Jean-Pierre Jeunet tira fuori però un avventura bambinesca, ironica e brillante, che oltre a divertire e sensibilizzare i più piccoli non dimentica di chiamare in causa anche quella categoria genitoriale che spesso perde di vista le priorità fondamentali, concentrandosi su sé stessa e sui suoi futili interessi. Quella di T.S. Spivet infatti è una parabola che se privata temporaneamente della sua parte sognante e avvincente, mostra chiaramente quali sono i rischi e i pericoli che potrebbero verificarsi quando a un bambino in difficoltà viene negato ripetutamente aiuto ed affetto, obbligandolo a giungere a conclusioni personali, spesso influenzate da un'accesa fantasia di fondo.
Ovviamente Jeunet questo terrore lo maschera bene, lo fa avvertire allo spettatore più maturo, censurandolo a quello più piccolo. Che invece sarà completamente avvolto dalle peripezie che dal desolato west porteranno il piccolo protagonista alla cittadina industriale dell'ovest, per farsi notare finalmente sia dalla sua famiglia che dal mondo esterno.
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