Italiano Medio - La Recensione

Dei tanti fake-trailer ironici e demenziali, rilasciati negli anni tra televisione e internet da Maccio Capatonda (al secolo Marcello Macchia), quello di "Italiano Medio" era in assoluto tra i migliori a potersi prestare per un possibile approfondimento. Un "Limitless" al contrario, dove il protagonista anziché entrare in contatto con una droga che amplia il funzionamento del suo cervello, incappa nell'infelice nemesi che produce l'effetto opposto, abbassando il funzionamento cerebrale dal 20 al 2%. Un'idea piuttosto esilarante, resa geniale dal cambiamento netto che trasforma l'uomo in questione da italiano perfettino, rivoluzionario e attento (fin troppo) ai problemi del suo paese, a italiano menefreghista e volgare, interessato solo a sesso, televisione e denaro.
L'intramontabile italiano medio, insomma.

Ci stupiamo poco, allora se oggi ci ritroviamo a parlare di "Italiano Medio" riferendoci ad un vero e proprio lungometraggio, uno di quelli sbocciati dal web, dal passaparola, e che proprio per questo motivo cerca innanzitutto di mantenere fede alle sue radici naturali ed offrire al pubblico di riferimento - per lo più fans - esattamente ciò che si aspetta e ha intenzione di trovare nel corso della visione. Un ragionamento intelligente e penalizzante allo stesso tempo, con cui sicuramente Maccio Capatonda & Co. si assicurano una riuscita perlomeno parziale della loro operazione, ma con cui, in qualche modo, pregiudicano un ampliamento a largo raggio, capace di andare a convincere anche la persona che, magari, ha il proposito di avvicinarsi per la prima volta alla loro comicità demenziale o stile narrativo. Bastano infatti i titoli di testa per apprendere quanto il salto appena compiuto non abbia minimamente alterato né modificato un modo di fare divenuto ormai marchio di fabbrica, un modo in cui spicca il mantenimento di quello spirito veloce, pratico e conciso da televisione e dove la sceneggiatura, nonostante la sua dilatazione, rimane esclusivamente binario inserito più per comodità che per rilevanza. Nulla a che vedere con il cinema, dunque, a parte, forse, l'accortezza esteticamente azzeccata (come scontata) di freddare i colori nei momenti in cui l'effetto della droga (indiretta protagonista) non è operativo e di saturarli al massimo quando questo entra in azione.

D'altronde è una pellicola assai spicciola "Italiano Medio", che estremizza al massimo il paese Italia e la sua popolazione tramite comportamenti, vezzi e abitudini sia per aumentare la frustrazione e l'insoddisfazione del Giulio Verme protagonista e sia per rendere le feroci critiche che vuole eseguire tutt'altro che velate. Dettami ferrei che per buona parte la pellicola segue per divertirsi e per divertire, ma che nella fase di chiusura, inaspettatamente accantona leggermente per apportare dei cambiamenti di tono che danno la sensazione di virare su una serietà dapprima mai presa in considerazione, ma improvvisamente utile per tentare uno sfruttamento quasi disperato dell'occasione, sensibilizzando chi guarda a migliorarsi per poi migliorare il collettivo.

Si tratta dell'unico, goffo tentativo che va a stonare visibilmente con quella che fino a quel momento era stata una marcia piuttosto intonata, non priva di bassi, ma simpatica e ammissibile. Perché tirando le somme, e soprattutto evitando di essere troppo severi, "Italiano Medio" ha pregio se non altro di rispettare se stesso, confermandosi, per gli affezionati in particolare, un prodotto in perfetta linea con le premesse.

Trailer:

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