Professore Per Amore - La Recensione

La politica hollywoodiana delle major, l'avvento del femminismo al cinema e nella società, la crisi di uno sceneggiatore (e di un uomo) di talento.
Non la prende di certo alla leggera il regista (e sceneggiatore) Marc Lawrence, che per il suo quarto sodalizio con Hugh Grant mette in scena un'altra commedia romantica, nella quale però - ed è una notizia - lo zucchero e la risata son sostituiti dall'amarezza di una realtà non troppo sognante e delicata.
C'è l'ingiustizia, gli errori pagati e da pagare, un cinismo abitualmente rinnegato dal genere in "Professore Per Amore", pellicola dove uno sceneggiatore premiato e consumato da Hollywood è costretto ad accettare, per esigenze economiche, un lavoro da professore di sceneggiatura in una Università distante da casa e a chilometri di distanza da New York.

Discesa professionale tuttavia che il personaggio di Grant non ha alcuna intenzione di mettersi a contrastare. Meglio scendere a patti, abbassando persino le prerogative umane e cercando quindi non la consueta via di redenzione e di rinascita, ma la capacità di imparare a nuotare in quel mare avverso e sporco come lo è, da anni, anche la sua coscienza. Ecco allora come colei che dovrebbe essere lo spiraglio di luce, lo stimolo per farlo tornare ad essere ciò che era stato agli inizi della sua carriera, assume la forma di una mera contrapposizione, un contrario con cui confrontarsi e sfogarsi, e in cui intravedere le stesse basi responsabili dell'enorme schianto da lui appena compiuto e in fase di pagamento. Con l'ottimista e sognatrice fuori corso, Marisa Tomei, perciò quel professore tradito da sé stesso e dal sistema, non entra direttamente in contatto, meglio il cliché della superficiale studentessa più giovane, quella carina, con qualche problemino da risolvere, disposta a parlare poco, a darsi molto sotto le coperte e, cosa da non sottovalutare, a ricolorare il suo successo sbiadito, da ripristinare in tutta fretta.

Da un impianto che non sfigurerebbe affatto come dramma, Lawrence tira fuori così una commedia più tenue e riflessiva, munita dello humour inglese raffinato e tagliente e con letture multiple da effettuare a vari livelli. Livelli però che "Professore Per Amore" costruisce, arreda, ma poi dimentica di abitare, e per un lavoro che fa della scrittura cinematografica un perno fondamentale, analizzandola e curandola severamente, è davvero una carenza inaspettata e imperdonabile. Le precisazioni fatte dal professor Grant agli alunni del suo corso, quelle riguardanti in particolare la struttura di una sceneggiatura, colpiscono la sceneggiatura di Lawrence in pieno petto, da parte a parte, in particolar modo in una fase risolutiva che ostenta l'abbraccio in extremis, e senza una scossa valida, di un ottimismo e di un romanticismo fin troppo estesi, se pensiamo a quanto detto e a quanto mostrato dal corso degli eventi.

Va un po' a perdere i legami con ogni materia accennata in apertura, Lawrence, come fosse un uomo armato, desideroso di premere il grilletto, ma che si accontenta, in sintesi, di intimorire alla vista le sue vittime. Non spara mai un colpo secco il suo lavoro, neppure a salve, nonostante, potrebbe farlo in più occasioni e soprattutto potrebbe farlo con l'umorismo di una dolce commedia. Non si toglie quei probabili sassolini dalla scarpa, anzi, quando capisce che non è nel suo stile compiere certe azioni, cerca di porre rimedio inserendo dei fiori dentro i cannoni. Fallendo, in questo modo, sia come incendiario che come pompiere.

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