Sceglie il thriller psicologico Joel Edgerton per esordire alla regia, con una sceneggiatura da lui scritta, e interpretata attraverso un ruolo da co-protagonista che pensavamo, sbagliando, non potesse essere nelle sue corde. Il suo Gordon, così mite e vulnerabile, invece, è convincente quanto basta per contrapporsi al Simon, stronzo e sveglio, affidato a Jason Bateman, un'altro attore solitamente destinato alle parti di americano medio, ma che invece dimostra di cavarsela benissimo quando è il turno di mostrare gli artigli. Sembra si siano scambiati le parti i due, che abbiano colto al balzo l'opportunità della piccola produzione per dimostrare ad Hollywood di saper anche rompere le righe ed, in caso di necessità, uscire da quelle gabbie di protezione in cui sono stati rinchiusi a doppia mandata. E in effetti rischiano, tutti e due, perché "Regali Da Uno Sconosciuto: The Gift" è una pellicola che gioca sul filo del rasoio, che poggia su un intrigo, grande nella risonanza, ma talmente leggero nella sua detonazione, da poter finire in frantumi con un solo passo falso, un passo falso che fortunatamente non viene mai eseguito come neppure ostentato.
Tiene strette le redini Edgerton, manovrando la sua bomba a orologeria prudentemente con sangue freddo e lucidità. Lascia che il passato ritorni al presente secondo tempi fisiologici, quelli che servono per innalzare la tensione, creare false piste e supposizioni, vincolando lo spettatore alla lotteria di teorie risolutorie, puntualmente da smontare ad ogni entrata in scena di nuovi elementi o rivelazioni. Sicuro di avere il pieno controllo della situazione, con quel filo del rasoio "Regali Da Uno Sconosciuto: The Gift", pertanto, comincia a trastullarcisi un po', a fingere di voler concludere la sua marcia al minimo, di accontentarsi della soluzione più corta, lavorando sottobanco per istituire alla terza pedina della scacchiera - quella trattata, ad un certo punto come vittima collaterale di un testa a testa - l'importanza di un climax significativo per la visione completa di un disegno, col senno di poi, ovvio, eppure troppo complicato e oscuro da poter leggere in anticipo. Un disegno che vendica le sorti di un passato nel presente e si ritorce contro un futuro potenzialmente duro, sporco e cattivo.
Esordisce con asciuttezza, insomma, Edgerton, curando nei dettagli il suo lavoro e facendosi assistere dal peso specifico di un produttore, ormai onnipresente e avviato, come Jason Bloom. Il suo è un thriller dai risvolti psicologici onesto, che mostra personalità e compattezza, imponendosi tra la miriade di scelte simili messe a nostra disposizione, spesso, con eccessiva e ingiustificata facilità.
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