Codice 999 - La Recensione

Lo sanno prevalentemente gli addetti ai lavori, ma a quanto pare, in polizia, quando un agente viene colpito in servizio, bisogna segnalare immediatamente il codice 999, che nel minor tempo possibile richiama tutti gli altri colleghi sul luogo incriminato, lasciando, di fatto, sgombra l'attenzione sul resto della città.

E' stata questa la scheggia di partenza che ha stimolato la vena creativa dello sceneggiatore Matt Cook, il quale travolto dal senso di fratellanza imposto dalla categoria, ha pensato bene di allestire un copione dove tra i vari uomini impegnati a mantenere l'ordine e la legge per le strade di Atlanta, esistono dei corrotti assoldati dalla mafia russo-israeliana che se ne fregano della giustizia e dell'etica ed hanno come priorità la soddisfazione delle richieste del boss che li comanda. Un corto circuito messo nelle mani del regista John Hillcoat ed elaborato da quest'ultimo secondo una dose di realismo non indifferente, che rende l'intero contesto più duro e crudo di quanto già non lo fosse su carta, trasportando "Codice 999" in quella categoria di crime-thriller massicci in cui la finzione viene, in sostanza, schiacciata ai margini e ridotta al minimo. Camera a mano, piani strettissimi, sequenze d'azione adrenaliniche, ma soprattutto mai sopra le righe della credibilità, sono questi gli ingredienti principali che tengono compatta e densa la pellicola, efficace nell'esaltare il genere di riferimento e a raccontare e ad estendere, secondo svariate sfumature, il concetto di lealtà da cui nasce e da cui sceglie di voler crescere: ampliandolo, non a caso, dentro le motivazioni di ogni protagonista, buono o cattivo, chiamato a muoversi e ad agire, spesso, a discapito di terzi (o di sé stessi).

C'è infatti chi vuole salvare il marito, chi il figlio e chi il nipote a girare intorno alla messa in atto di quel codice 999 che, al contrario, richiederebbe stessa dedizione per qualcuno il più delle volte sconosciuto fino al secondo prima, qualcuno slegato agli interessi famigliari, il che vuol dire, cinicamente e contestualmente, accantonabile se necessario, come addirittura sacrificabile all'occorrenza. Questione morale che coinvolgendo per lo più degli agenti, e quindi degli uomini (seppur corrotti), scatena inevitabilmente conseguenze pericolose, dilemmi interiori, contrasti, per non parlare della messa in discussione di un protocollo d'azione che, in quello che è un mondo tutt'altro che dentro gli schemi, potrebbe rivelarsi più una falla, che il punto di forza sostenuto dalla maggioranza.
La presunzione a voler discutere, o peggio ancora riscrivere, le regole di un qualcosa di cui, fino a qualche tempo fa né Cook, e né tantomeno Hillcoat, erano a conoscenza, tuttavia, non fa parte degli scopi assunti da "Codice 999", al quale basta compiere il suo dovere intrattenitivo con qualità e mestiere, dipingendo un mondo criminale sconfinato fin troppo in quello perbene in cui non esistono più né vincitori né vinti, bensì esclusivamente vittime che, loro malgrado, cercano di sopravvivere rimettendoci in personalità e valori.

Un mondo, insomma, in cui si combatte ancora per ciò in cui si crede, ma dove spesso questo è rappresentato dal marcio; un mondo contaminato da più influenze la cui mescolanza non sempre è di carattere migliorativo; un mondo che non ha smesso di tifare per la giustizia, ma che rischia, a lungo andare, di perdere la sua integrità in favore dell'opposto.

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Commenti

  1. ho voglia di vederlo...
    però vediamo, prima vorrei vedere Zone d'ombra di Will Smith, anche se so che in patria è stato un mezzo flop...

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