Impressionante è accorgersi che nello stesso anno - il 2025 - Richard Linklater - regista stratosferico e ancora troppo, troppo sottovalutato - ha realizzato due pellicole che sono entrambe enormi e complementari. Perché - come lui stesso ha dichiarato durante la masterclass all'ultima Festa del Cinema di Roma - se con "Nouvelle Vague" c'era intenzione di raccontare la storia di una carriera che stava per iniziare, allora con "Blue Moon" si va chiaramente a fare il contrario.
E lo fa rovesciando proprio i toni, che non sono più quelli ironici e leggeri di chi è solido delle sue convinzioni, sfacciato, certo del (capo) lavoro che sta portando a termine e prossimo al successo, come lo era Godard. Quella voglia di divertimento scompare e lascia spazio - si fa per dire, visto che l'impianto, qui, è prettamente teatrale - alla malinconia, alla compassione, sensazioni da scacciare via all'interno di un ristorante - il famoso Sardi's - dove la massima aspirazione è quella di bere una soda e fissare un shottino di whisky in onore dei vecchi tempi. Perché il paroliere Lorentz Hart - interpretato da un Ethan Hawke a dir poco straordinario - è appena riemerso (?) da un periodo che lo ha visto abusare di alcol e cadere in depressione, lo stesso periodo in cui Richard Rodgers, il suo compositore e partner creativo, lo ha rimpiazzato con Oscar Hammerstein II, mettendo in piedi un musical a Broadway - "Oklahoma!" - che esattamente in quell'istante sta per raccogliere la valanga di consensi che lo porteranno a diventare un successo senza precedenti. E Hart - che di successi se ne intende - questo l'ha già capito, reagendo malissimo alla questione e abbandonando lo spettacolo anzitempo. Il suo piano è attendere Rodgers nel locale in cui si terranno i festeggiamenti al termine della prima, fingere grande entusiasmo per il traguardo raggiunto e riproporsi come partner, ripristinando la (storica) collaborazione. Magari, riuscendo pure a concretizzare e a trasformare in rapporto carnale, la sua adorazione per Elizabeth, la (bellissima) ragazza (e nuova musa) di vent'anni - lui ne ha 47 - per cui ha perso letteralmente la testa.
Tutto in una notte, direbbe qualcuno.
Il destino e il futuro di un uomo appesi a un filo sottilissimo. Con le forbici che, il paradosso vuole, si trovino esattamente nelle sue stesse mani. E Hart ne è pienamente consapevole, perché la conosce la sua tendenza autodistruttiva, ma nonostante questo non può fare a meno di inseguire (ancora) il romanticismo, la bellezza, l'amore verso una scrittura che come le idee che partorisce, una dietro l'altra, è ciò che realmente lo tiene in vita, che lo accende. E insieme a quella - alla scrittura - l'amore (del resto, si definisce omnisessuale). E pur di tornare a creare, a riprendersi lo status che i recenti avvenimenti gli hanno portato via, non ha alcun problema a svendersi, a umiliarsi, tampinando Rodgers in lungo e in largo, per convincerlo a tornare (solo) con lui. Un bisogno che resta in bilico, in forse, come quello sentimentale e chiaramente impossibile che ha per la giovane Elizabeth: a cui disperatamente si dichiara, sentendosi rispondere con quelle parole che spesso ti tagliano le gambe. Con quel "ti amo anch'io, ma non in quel senso" che sa di doccia fredda, specie se poi ti preferiscono a un coetaneo che, invece, ignora la ragazza e la tratta con indifferenza.
E, quindi, il fascino di "Blue Moon", la sua poesia, finisce per racchiudersi tutta nello slancio di umanità e vulnerabilità del suo protagonista. Un uomo - dal talento puro - perennemente in lotta coi suoi fantasmi, coi suoi dolori che, in una notte, sembra stia segretamente cercando una ragione per (continuare a) vivere, una di quelle abbastanza forti da impedirti di tornare a un bancone a brindare da solo insieme al barman: pure se questo abbia l'irresistibile simpatia di Bobby Cannavale.
E la maestria di Linklater sta esattamente nel riuscire a raccontare ciò in punta di piedi, religiosamente, assecondando la sceneggiatura - definita da Hawke, perfetta - di Robert Kaplow, senza sentire la necessità (cinematografica) di dover puntellare alcunché.
Trailer:


Commenti
Posta un commento