Warcraft: L'Inizio - La Recensione

Io un po' il mondo di Warcraft lo conosco, ci ho giocato (divertendomi anche), era se non sbaglio nella prima release del gioco, quando ancora espansioni, seguiti e partite online non avevano preso il sopravvento e rivoluzionato la totale esperienza del gaming. Ricordo poco, in realtà, degli scopi e delle funzioni, anzi, a dire il vero non ricordo neppure se il personaggio che pilotavo fosse umano o orco, di una cosa però ero piuttosto convinto quando è cominciata a girare la voce di un adattamento cinematografico, e cioè che sarebbe stata la solita pacchianata architettata a dovere per racimolare al box-office l'attenzione degli affezionati e degli ingenui.
Questo, almeno, fino a quando dietro al progetto non è sbucato il nome di Duncan Jones.

Per il talentuoso regista di "Moon" e di "Source Code" infatti si trattava della prima volta alle prese con un blockbuster, la prima volta lontano dalla fantascienza e a contatto con il fantasy: cambiamento repentino, coraggioso per la sua carriera, che poteva avere mille significati, ma che senza dubbio, secondo chi scrive, meritava di avere un minimo di attenzione. Un'attenzione che, fortunatamente, "Warcraft: L'Inizio", seppur zoppicando, in particolar modo nel suo segmento iniziale, ripaga quasi interamente, evidenziando le difficoltà fisiologiche di chi fa il salto più lungo della gamba, ma sfoggiando contemporaneamente l'intelligenza di fondo di chi conosce, ha studiato il genere, e ha voglia di riproporlo secondo la sua personale rivisitazione. Perché se togliamo di mezzo un prologo che fa tanto PlayStation 4 o affini, e un set-up dei protagonisti, magari, piuttosto grezzo e rivedibile, quando entra nel vivo la pellicola di Jones appassiona e affascina, contaminandosi delle influenze inevitabili di padri fondatori come "Il Signore Degli Anelli" e "Star Wars", dai quali va a rubare moltissimi spunti senza, tuttavia, risultare mai sfacciata o seccante.
C'è un mondo capovolto, allora, a fare da impianto, dove gli umani predicano integrazione e pace, mentre gli orchi, costretti a lasciare la loro terra distrutta, invadono con violenza, divulgando il credo a cui appartengono di popolo che vive per la guerra (metafora?), questo mentre guardiani e maghi-profani dovrebbero garantire l'ordine e donne autoritarie e tenaci fungono da ago della bilancia (sia da un lato che dall'altro), influenzando mariti e/o uomini di gerarchie superiori.

Materiale dalle potenzialità rilevanti, insomma, di matrice pericolosa, ma con cui Jones non ha alcuna paura di scottarsi e farsi male. L'obiettivo è quello di scomporre e ricomporre il videogioco di origine adattandolo alle esigenze e alle regole del suo nuovo habitat, scrollandogli di dosso reminiscenze e scorie in grado di confondere o di destabilizzare lo spettatore esperto e non. Opta, quindi, per un linguaggio discrepante, il regista, composto per lo più da inquadrature strette e strettissime, esaltate dalla potenza visiva di una CGI che gli permette di non rinunciare al fascino, al realismo e alla spettacolarità tipica della materia. Viene fuori con la pazienza, la sua mano, la sua personalità, con l'affanno di chi, è al corrente di stare sui carboni ardenti, eppure non rinuncia a proseguire in avanti, testardo. Che tanto i conti, lo sappiamo, si fanno alla fine, ovvero dopo che l'epicità di "Warcraft: L'Inizio", una volta rodata, fuoriesce e trasporta, dopo che l'attenzione verso i personaggi secondari aumenta e le loro sottotrame arricchiscono la tela (con gli orchi che ci guadagnano in umanità), dopo che l'impresa di far ricredere praticamente tutti (compreso il sottoscritto) è compiuta, incentivando il gusto per un secondo capitolo (sulla carta) già programmato.

Per cui, no, non ci ha rimesso la pelle Jones, se l'è cavata, con qualche livido, ma è rimasto in piedi. Il suo fantasy con tutte le imperfezioni del caso - che ci sono e sono evidenti, sia chiaro - funziona comunque meglio di tanti altri - "Lo Hobbit" compreso - che tecnicamente e strutturalmente partivano assai più consolidati e preparati, ma sprovvisti di quel cuore pulsante fondamentale.
Poi, siamo d'accordo, che ci sia da migliorare nessuno lo nega, ed è un discorso in cui entrano in ballo voglia, tempo e altri fattori. Anche se il ragazzo, va detto, con questo carattere e questo apprendimento, fa sembrare tutto semplice e confortante, come fosse una passeggiata di salute.

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