Gold: La Grande Truffa - La Recensione

Gold: La Grande Truffa Film
Quando vedi un film come “Gold: La Grande Truffa” la reazione è sempre quella del rammarico, di un’occasione persa, di una storia di cui riesci a intuire il potenziale e la materia cinematografica, ma allo stesso tempo anche la maniera sbagliata intrapresa per rivelarlo. Cerca di buttarla sul tono semiserio infatti Stephen Gaghan, quel tono assunto da Martin Scorsese con “The Wolf Of Wall Street” che, in questo caso, peraltro, calza pure a pennello, in una storia piuttosto simile sia per assurdità che per istituzioni coinvolte e conseguenze provocate.

Certo, il fittizio Kenny Wells di Matthew McConaughey (che nel film di Scorsese aveva una particina assai rilevante) è un pizzico più responsabile del Jordan Belfort di Leonardo DiCaprio, non ha intenzione – almeno sembrerebbe – di scatenare il pandemonio di cui sarà protagonista, sebbene quando c’è da andare incontro al suo sogno nessuno deve permettersi lo stesso di provare a fermarlo e di impedirgli di smuovere mari e monti pur di arrivarci. La sua – come quella di Belfort, del resto – è una storia vera, ispirata allo scandalo minerario Bre-X scoppiato nel 1993 in Canada e riconosciuto ancora oggi come il più grande scandalo minerario di tutti i tempi. Trattasi della scoperta di un deposito d’oro situato a Busan, in Indonesia, che dopo aver fatto la fortuna dell’azienda che ne aveva denunciato l’acquisto, portandola fino ai vertici di Wall Street, si rivelò in seguito a un’attenta valutazione da parte di esperti, niente meno che un grosso appezzamento di terra inutile, provocando quindi conseguenze disastrose per chiunque si era lasciato trascinare dall'entusiasmo e aveva investito in titoli azionari. Questo perché, stando a quello che racconta Gaghan, a quanto pare nessuno si era preso la briga di esaminare la situazione in anticipo, nessuno voleva passare come guastafeste di turno e nessuno, tantomeno, se la sentiva di mettersi in mezzo rischiando di bloccare un flusso di denaro positivo e colossale.

Gold: La Grande Truffa GaghanQuesto sebbene il suo film, poi, tenda a rivolgere lo sguardo altrove: cioè in tutto quel discorso legato ai sogni, a quanto faccia bene all'essere umano riuscire ad accarezzarli veramente, anche solo per un tempo minimo o un attimo fugace. E in questo senso assume spessore il personaggio di Édgar Ramírez, le sue azioni (dalla prima all'ultima), la sua umanità e quel contrasto nel quale oscilla comodo che lo favorisce nel non esser mai personalità davvero nitida e accessibile al prossimo. Linee guida sulle quali “Gold: La Grande Truffa” si adagia e si specchia, forse troppo e troppo pigramente, consegnando alla coda dell’occhio la responsabilità di catturare i brandelli di un romance deboluccio e quelli interessanti ed esplicativi di come uno svarione finanziario tale possa verificarsi all'interno di un’economia non proprio sprovveduta come quella canadese.

Interrogativi e sfumature però che nelle mani di Gaghan - che quelle di Scorsese purtroppo non sono e neppure ci si avvicinano - restano un po’ impigliati e schiacciati, inespressi da una pellicola (e da una sceneggiatura) che non rende giustizia neppure al grande lavoro sul corpo effettuato da McConaughey (fuori forma, con strana dentatura e senza capelli) e che, in sostanza, a prescindere dalle ambizioni, deve accontentarsi di un risultato sufficiente, ma comunque marginale rispetto alle premesse.

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