Aspettando Il Re - La Recensione

Aspettando Il Re Hanks
Aspettando Il Re” è il secondo romanzo di Dave Eggers approdato al cinema nello strettissimo arco di due mesi. A precederlo fu infatti quel “The Circle” con protagonista Emma Watson, che raccontava di un mondo distopico dove la tecnologia sfondava le porte della privacy creando conseguenze tutt'altro che promettenti e positive per l'essere umano. Lì c’era anche Tom Hanks, nelle vesti (cortissime) di uno Steve Jobs maggiormente estremo, intenzionato con ogni mezzo a mettere in moto una rivoluzione sociale dal sapore 3.0. Rivoluzione che, in qualche maniera, torna a fronteggiare pure nella pellicola diretta da Tom Tykwer, in cui è chiamato a vestire i panni di un venditore in caduta libera, catapultato in Arabia Saudita per convincere il Re ad acquistare la videoconferenza a ologramma prodotta dalla società per cui lavora.

Ancora tecnologia dunque, ma stavolta sullo sfondo, una tecnologia innovativa, sorprendente, che tuttavia non fa capolino se non per un istante, nello spaccato finale della storia. Questo perché “Aspettando Il Re” è un film totalmente diverso da “The Circle”, un film che non vuole raccontare un mondo - anche se poi un mondo, quello di oggi, scherzando scherzando, finisce col delinearlo davvero – ma al contrario le incertezze e le paure di un uomo che si ritrova casualmente a tirare le somme della sua vita in attesa che il particolare cliente che deve incontrare decida di palesarsi e dargli retta. Lo vediamo finire quasi in un limbo allora l’Alan Clay di Hanks, in un posto in fase di avanzamento che mira a diventare la metropoli che lui stesso si è lasciato alle spalle, ma che al momento ha da offrigli solo grandi distese di sabbia, ostentata ricchezza e una cultura da assimilare e rispettare. Non c’è neppure il wi-fi, per intenderci, ma questo è l’ultimo dei problemi, gli assicurano, mentre lo stallo lavorativo avanza e Alan sente sempre più vicino il paragone tra esso e la sua esistenza, quella che i flashback ci chiariscono essere stata danneggiata da un divorzio complicato, la cessione di un’azienda importante acquisita dai cinesi (che neppure il padre gli ha perdonato) e l’attuale impossibilità economica di pagare il semestre universitario della figlia.

Aspettando Il Re HanksFa parte di coloro che hanno dovuto reinventarsi, praticamente, Alan, di quelli che quantomeno dopo la crisi economica ci hanno provato e ci provano ancora, tutti i santi giorni, metodici e alla ricerca di un riscatto. Riscatto che, secondo la sua cultura, non può che avere il sapore del denaro, del successo, della logica capitalista: quella trapiantata ormai quasi ovunque e con la quale ci stiamo abituando pericolosamente a distrarci e a trascurarci di continuo. Una corrente però che non ha ancora attecchito nell'universo paradossale in cui resta incastrato, quello privo di fretta e colmo di pazienza, munito di una filosofia (per noi e) per lui abbastanza incomprensibile, eppure per nulla da sottovalutare o snobbare. Così un po' per forza e un po' per assenza di soluzioni succede che da questa corrente finisce con il lasciarsi trascinare, con il provare a conoscere l'altro senza pregiudizi, rispettarlo, e magari scoprire pure che tanto diverso dall'uomo occidentale, in fondo, non lo è.

In quello che vuole essere, probabilmente, da parte del regista un tentativo buonista e speranzoso soprattutto per il futuro, non esaltante in termini di originalità, ma accettabile per una pellicola priva di grandissime ambizioni se non quelle di intrattenere, tranquillizzarci e suggerirci che, ogni tanto, le seconde possibilità possono essere valide e preziose anche se discordanti da come ce le aspettavamo.

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