Non è spoiler dire che l’impalcatura di “Auguri Per La Tua Morte” è la stessa e identica di “Ricomincio Da Capo”. Già dal trailer, infatti, si intuisce quanto la pellicola diretta da Christopher Landon (e prodotta da Jason Blum) ci tenga particolarmente a mettere in chiaro le sue derive: che per quanto usate e abusate trasversalmente da cinema, televisione e non solo, per noi pubblico riescono ancora a funzionare e ad agire come esca appetibile ed efficace.
Un’esca che però quando ti ci aggrappi e ne rimani impigliato ti ricorda, puntuale, quanto cominci a subire i danni del tempo e dell’usura, diventando un po’ noiosa nel corso di quel processo fisiologico che vede la storia ripetersi per la seconda, o la terza volta, mostrando la vittima dell’incantesimo ancora frastornata e incredula, mentre cerca di reagire alla questione nella maniera più istintiva e improvvisa possibile. Perché tanto lo sappiamo tutti, ormai, che in questi casi la faccenda è assai più complicata del previsto, che c’è una spiegazione “logica” a ciò sta accadendo e che molto spesso questa ha a che vedere col dover cominciare a guardarsi dentro e farsi un esame di coscienza: non a caso i protagonisti di queste storie, solitamente, tendono ad essere dei veri e propri stronzi; gente egoista, con nessun rispetto per il prossimo e automaticamente disprezzata da tutti. E non fa eccezione a riguardo neppure la Tree di Jessica Rothe, al quale spetta il compito di incarnare il classico stereotipo della ragazza attraente e antipatica, a cui piace divertirsi e trattare a pesci in faccia gli uomini con cui esce, una volta soddisfatti i suoi capricci: comportamento non molto differente da quello utilizzato anche con le cosiddette sorelle del suo campus, che quando possono non perdono tempo nel fulminarla con occhiatacce o a stuzzicarla con battute volgari. Difficile perciò individuare chi, nel giorno del suo compleanno, abbia deciso di farla fuori, di ucciderla, inconsapevole del loop generato, dal finale sempre più cruento che, sforzi o meno, pare non volersi arrestare finché sull'assassino non venga fatta luce.
Bisogna arrivare piuttosto avanti, di conseguenza, per abbandonare certi automatismi e permettere ad “Auguri Per La Tua Morte” di sciogliersi un po’, di mostrare di che pasta è fatto; c’è bisogno che la sua protagonista cominci a far intravedere un minimo di introspezione, di umanità, buttando giù la corazza arrogante che fungeva da diga per la nostra empatia, assolvendo in questo modo a quel ruolo di vittima, dapprima aderito solo in teoria. Diventa un thriller assai più concentrato e incalzante così il film di Landon, in grado di recuperare buona parte del terreno perduto e di svolgere con discreta bravura la sua funzione di pop-corn-movie dal temperamento slasher-sarcastico.
Certo, poi va detto che nel finale si poteva fare più attenzione all'intreccio, che nella risoluzione ci sono alcune scorie d’approssimazione che sarebbe stato meglio eliminare, sebbene in un prodotto come questo è cosa assurda mettersi lì a pretendere la perfezione.
Perché quello di Landon, in fondo, è uno di quei film che andrebbero visti in serate a tema, tipo Halloween, in compagnia degli amici e di una tavola bandita di schifezze, dolcetti e bibite gasate. Nella leggerezza totale, quindi, la stessa che da cinefilo ti fa dire – quando la protagonista ammette di non aver visto il film da cui la sua storia è tratta, né tantomeno di conoscere Bill Murray o “Ghostbusters” – che quasi quasi la visita della morte, un pochino se l’è cercata.
Ma con affetto, è…
Trailer:
Un’esca che però quando ti ci aggrappi e ne rimani impigliato ti ricorda, puntuale, quanto cominci a subire i danni del tempo e dell’usura, diventando un po’ noiosa nel corso di quel processo fisiologico che vede la storia ripetersi per la seconda, o la terza volta, mostrando la vittima dell’incantesimo ancora frastornata e incredula, mentre cerca di reagire alla questione nella maniera più istintiva e improvvisa possibile. Perché tanto lo sappiamo tutti, ormai, che in questi casi la faccenda è assai più complicata del previsto, che c’è una spiegazione “logica” a ciò sta accadendo e che molto spesso questa ha a che vedere col dover cominciare a guardarsi dentro e farsi un esame di coscienza: non a caso i protagonisti di queste storie, solitamente, tendono ad essere dei veri e propri stronzi; gente egoista, con nessun rispetto per il prossimo e automaticamente disprezzata da tutti. E non fa eccezione a riguardo neppure la Tree di Jessica Rothe, al quale spetta il compito di incarnare il classico stereotipo della ragazza attraente e antipatica, a cui piace divertirsi e trattare a pesci in faccia gli uomini con cui esce, una volta soddisfatti i suoi capricci: comportamento non molto differente da quello utilizzato anche con le cosiddette sorelle del suo campus, che quando possono non perdono tempo nel fulminarla con occhiatacce o a stuzzicarla con battute volgari. Difficile perciò individuare chi, nel giorno del suo compleanno, abbia deciso di farla fuori, di ucciderla, inconsapevole del loop generato, dal finale sempre più cruento che, sforzi o meno, pare non volersi arrestare finché sull'assassino non venga fatta luce.
Bisogna arrivare piuttosto avanti, di conseguenza, per abbandonare certi automatismi e permettere ad “Auguri Per La Tua Morte” di sciogliersi un po’, di mostrare di che pasta è fatto; c’è bisogno che la sua protagonista cominci a far intravedere un minimo di introspezione, di umanità, buttando giù la corazza arrogante che fungeva da diga per la nostra empatia, assolvendo in questo modo a quel ruolo di vittima, dapprima aderito solo in teoria. Diventa un thriller assai più concentrato e incalzante così il film di Landon, in grado di recuperare buona parte del terreno perduto e di svolgere con discreta bravura la sua funzione di pop-corn-movie dal temperamento slasher-sarcastico.
Certo, poi va detto che nel finale si poteva fare più attenzione all'intreccio, che nella risoluzione ci sono alcune scorie d’approssimazione che sarebbe stato meglio eliminare, sebbene in un prodotto come questo è cosa assurda mettersi lì a pretendere la perfezione.
Perché quello di Landon, in fondo, è uno di quei film che andrebbero visti in serate a tema, tipo Halloween, in compagnia degli amici e di una tavola bandita di schifezze, dolcetti e bibite gasate. Nella leggerezza totale, quindi, la stessa che da cinefilo ti fa dire – quando la protagonista ammette di non aver visto il film da cui la sua storia è tratta, né tantomeno di conoscere Bill Murray o “Ghostbusters” – che quasi quasi la visita della morte, un pochino se l’è cercata.
Ma con affetto, è…
Trailer:
Commenti
Posta un commento