Cosa hanno in comune un bosco innevato con due cervi che, liberi, si scambiano caste effusioni e un mattatoio industriale dove un direttore finanziario scruta curioso l’inserimento della nuova responsabile controllo qualità, agli occhi di tutti - lui compreso – donna inflessibile tanto quanto introversa?
Dobbiamo aspettare un po’ per capirlo, prima che la regista e sceneggiatrice ungherese Ildikó Enyedi decida di svelare le carte e darci la risposta, la quale arriva solamente per puro caso e nel corso di alcune indagini, che all'improvviso - causa incidente - invadono le mura del mattatoio in questione, scuotendone la routine.
Accade qualcosa di irregolare infatti, a un certo punto, in “Corpo E Anima”, qualcosa non di gravissimo (e neppure di così importante da entrare nel dettaglio, a quanto pare), ma ai confini della legalità, qualcosa che porta una psicologa a interrogare ogni impiegato dell’azienda, ponendogli domande specifiche (a sfondo sessuale) per tentare di fare chiarezza. Ed è tramite le risposte di questo test che, noi spettatori, veniamo a sapere che quei due cervi che, con regolarità, andavano ad alternarsi narrativamente al quotidiano dei due protagonisti - Mária ed Endre - altro non erano che il loro sogno costante: il sogno uguale di entrambi, sincronizzato negli eventi ogni notte, ma che nessuno dei due ancora sapeva di condividere. Da qui, perciò, quello che pareva un rapporto di scambio sociale impossibile, inesistente, tra un uomo arresosi alla propria banale esistenza e una donna bloccata nel suo processo d’interazione col mondo esterno sin da bambina, comincia a trovare spiragli e ad allargarsi, a fornire speranza e motivazione ad entrambi, stimolati a reagire e a rimettersi in gioco da questo avvenimento curioso e inusuale che non cessa di verificarsi, di intrigare entrambi e avvicinarli (non senza difficoltà) giorno dopo giorno.
È senza dubbio una pellicola molto singolare e difficilmente paragonabile, quella di Enyedi, una storia d’amore romantica fuori dagli schemi in tutto e per tutto, dove però la capacità di non esagerare, avendo sotto controllo il senso della misura, si rivela approccio vincente e decisivo in termini di empatia e partecipazione. Dimostra infatti di essere dotata di grande sensibilità la regista, di un tocco umano calibratissimo con il quale riesce a far battere il cuore del suo racconto, permettendosi persino - e in più di un’occasione - il lusso di andare ad accarezzare il goffo e l’eccentrico, restando sempre credibile agli occhi di chi guarda e innalzando uno spessore attinente ai suoi protagonisti non di poco conto.
Del resto “Corpo E Anima” – come suggerisce il titolo - vive per definizione in bilico tra parallelismi e sfumature: dal giorno alla notte - dove gli approcci tra Mária ed Endre cambiano totalmente di vicinanza e intimità – fino al luogo in cui lavorano, che rappresenta tutto il contrario della libertà, l’istinto e la vita(lità) che la natura gli concede spiritualmente durante le loro ore di sonno.
Una esperienza visiva che, per questo, si fa piacevole e interessante, abile ad esprimere in modo originale e filosofico il significato e la complessità tipica dell’essere umani: il peso che a volte ne consegue, la morte mistica e fisica vista come soluzione, il piacere di rinascere, ma soprattutto la passione di un amore in grado, non di sistemare ogni cosa, ma perlomeno di rendere tutto incredibilmente più sopportabile e confortante.
Trailer:
Dobbiamo aspettare un po’ per capirlo, prima che la regista e sceneggiatrice ungherese Ildikó Enyedi decida di svelare le carte e darci la risposta, la quale arriva solamente per puro caso e nel corso di alcune indagini, che all'improvviso - causa incidente - invadono le mura del mattatoio in questione, scuotendone la routine.
Accade qualcosa di irregolare infatti, a un certo punto, in “Corpo E Anima”, qualcosa non di gravissimo (e neppure di così importante da entrare nel dettaglio, a quanto pare), ma ai confini della legalità, qualcosa che porta una psicologa a interrogare ogni impiegato dell’azienda, ponendogli domande specifiche (a sfondo sessuale) per tentare di fare chiarezza. Ed è tramite le risposte di questo test che, noi spettatori, veniamo a sapere che quei due cervi che, con regolarità, andavano ad alternarsi narrativamente al quotidiano dei due protagonisti - Mária ed Endre - altro non erano che il loro sogno costante: il sogno uguale di entrambi, sincronizzato negli eventi ogni notte, ma che nessuno dei due ancora sapeva di condividere. Da qui, perciò, quello che pareva un rapporto di scambio sociale impossibile, inesistente, tra un uomo arresosi alla propria banale esistenza e una donna bloccata nel suo processo d’interazione col mondo esterno sin da bambina, comincia a trovare spiragli e ad allargarsi, a fornire speranza e motivazione ad entrambi, stimolati a reagire e a rimettersi in gioco da questo avvenimento curioso e inusuale che non cessa di verificarsi, di intrigare entrambi e avvicinarli (non senza difficoltà) giorno dopo giorno.
È senza dubbio una pellicola molto singolare e difficilmente paragonabile, quella di Enyedi, una storia d’amore romantica fuori dagli schemi in tutto e per tutto, dove però la capacità di non esagerare, avendo sotto controllo il senso della misura, si rivela approccio vincente e decisivo in termini di empatia e partecipazione. Dimostra infatti di essere dotata di grande sensibilità la regista, di un tocco umano calibratissimo con il quale riesce a far battere il cuore del suo racconto, permettendosi persino - e in più di un’occasione - il lusso di andare ad accarezzare il goffo e l’eccentrico, restando sempre credibile agli occhi di chi guarda e innalzando uno spessore attinente ai suoi protagonisti non di poco conto.
Del resto “Corpo E Anima” – come suggerisce il titolo - vive per definizione in bilico tra parallelismi e sfumature: dal giorno alla notte - dove gli approcci tra Mária ed Endre cambiano totalmente di vicinanza e intimità – fino al luogo in cui lavorano, che rappresenta tutto il contrario della libertà, l’istinto e la vita(lità) che la natura gli concede spiritualmente durante le loro ore di sonno.
Una esperienza visiva che, per questo, si fa piacevole e interessante, abile ad esprimere in modo originale e filosofico il significato e la complessità tipica dell’essere umani: il peso che a volte ne consegue, la morte mistica e fisica vista come soluzione, il piacere di rinascere, ma soprattutto la passione di un amore in grado, non di sistemare ogni cosa, ma perlomeno di rendere tutto incredibilmente più sopportabile e confortante.
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