Vice: L'Uomo Nell'Ombra - La Recensione

Vice Christian Bale
Ne “La Grande Scommessa” ci aveva spiegato per filo e per segno come eravamo arrivati alla crisi finanziaria del 2008: lo faceva in una modalità particolare, simile a quella che alcuni libri denominano for dummies, ma in quel caso era normale, vista la complessità della materia. Ora, con “Vice: L’Uomo Nell’Ombra”, Adam McKay ci riprova, ricostruendo il più fedelmente possibile – in base al materiale ricavato – una delle figure più misteriose e imperscrutabili della politica americana: quel Dick Cheney che amava agire sempre dietro le quinte, da non protagonista, eppure responsabile - attraverso la vicepresidenza ottenuta nell'era George W. Bush - dell’evoluzione della politica degli ultimi decenni, non solo americana.

Lo stile è quello, insomma, meno for dummies – perché stavolta non ci sono mutui subprime da decriptare – ma sempre pungente e goliardico. Un’arma vincente, capace di risaltare il background e le intuizioni di McKay, così come di alleggerire un’esposizione che, altrimenti, presa troppo sul serio, avrebbe rischiato di farsi appetibile solo per coloro già inoltrati e sedotti dalla politica. Del resto parliamo di un personaggio che ha iniziato la sua formazione durante il governo Nixon; del più giovane in assoluto ad aver ricevuto l’incarico di Capo di Gabinetto alla Casa Bianca; di un talento naturale della categoria, ammaliato dal potere e quindi abbastanza sveglio e sfrontato da comprenderne funzionamento, declinazioni e migliore applicazione possibile. Un uomo paziente, prima di tutto, che non a caso viene mostrato - durante pause per nulla scontate - alle prese con la sua passione per la pesca a mosca: pratica in cui la regola fondamentale per far si che il pesce abbocchi è proprio quella di non avere fretta, tirando l’amo al momento giusto. Un concetto che Cheney ha fatto suo anche (e specialmente) sul lavoro, preferendo la panchina, a volte, piuttosto che accontentarsi delle briciole o rischiare di macchiare il suo curriculum con professioni che riteneva operativamente ininfluenti.
Come la carica da vicepresidente degli Stati Uniti offertagli da Bush: inizialmente declinata, ma poi accettata non appena messo a fuoco lo spessore della trota e le gigantesche opportunità concepibili sul menù.

L'Uomo Nell'Ombra Amy AdamsUna delle maggiori abilità di Cheney, infatti, era quella di saper manipolare le sue vittime (e collaboratori), di guardare perennemente al di là della staccionata, supportato da una moglie assetata di comando quanto – se non più di - lui, e da una serie di professionisti espertissimi nell’andare a disassemblare e riassemblare legalmente qualunque accezione relativa a ruolo, istituzione o codice potesse mettere bastoni in mezzo alle ruote nel suo cammino. Il villain per eccellenza, tant'è che a metà pellicola McKay ci scherza anche sopra, facendo scorrere i titoli di coda alla-e-vissero-tutti-felici-e-contenti, ingannando gli spettatori rispetto a una mossa che l'avrebbe visto farsi da parte per amore e incolumità della figlia omosessuale: episodio mai accaduto veramente, ma di un’altissima intelligenza creativa, come di un'immensa competenza del linguaggio cinematografico. Perché da lì in poi arriva il peggio, ovvero la scalata verso quelle deleghe “banali” di esercito, politica estera, amministrazione ed energie, e posto nero su bianco che Cheney non guardava in faccia nemmeno ai suoi figli, è scontato immaginare gli scrupoli che si sarebbe posto nei confronti degli americani, oppure degli esseri umani in generale, con tutta quell'autorità nelle sue mani.

La conta delle ossa rotte (o frantumate), dei danni irreversibili e delle conseguenze che, ancora oggi, non abbiamo smesso di pagare (tutti), è scontata, allora. In un terzo atto dolce-amarissimo che si fa cronaca seria e preoccupante di eventi - dall’11 Settembre, all’assurda nascita dell’ISIS, passando per le Guerre in Iraq e in Afghanistan - attraverso i quali tirare tristissime somme indotte da un cinico, arrogante e insensibile burattinaio che - come evidenzia l'intervista di chiusura - la notte riesce a dormire, comunque, molto meglio di tutti noi messi assieme.

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