Avatar: La Via Dell'Acqua - La Recensione

Avatar La Via Dell'Acqua Poster

James Cameron è uno degli ultimi.
Dei reduci, dei superstiti.
Uno dei pochissimi che ancora ha il potere di ribellarsi agli ordini delle major – di alzare la voce, se necessario – e di realizzare il film che vuole lui, senza il minimo compromesso.
Pensate: un regista libero di svolgere il proprio lavoro!
Nel 2022, un rivoluzionario!

Però con “Avatar: La Via Dell’Acqua”, Cameron scherza con il fuoco.
Nel senso che sì, ha piegato ai suoi voleri un’industria non più abituata a farsi trattare in questo modo, ma col rischio di spezzare la corda e di perdere il controllo su un futuro che nella sua testa è già largamente pianificato. Se non incasserà le cifre astronomiche previste, infatti, difficilmente arriverà al traguardo: ovvero a girare “Avatar 5” (il 3 è già stato girato, insieme a un pezzettino del 4). Se questo secondo capitolo non rientrerà abbondantemente delle enormi spese sostenute, quel potere contrattuale che gli ha permesso di dominare la realizzazione di questo sequel rischia di svanire con uno schiocco di dita, simile a quello dell'ineluttabile Thanos. E non è improbabile che ciò accada. Il cinema – e non è più una notizia, ormai – è cambiato. Dal 2009, anno del primo “Avatar”, ora esistono le piattaforme, esiste lo streaming. La pandemia, poi, ha fatto in modo che questo streaming si estendesse su larga scala e oggi, moltissimi spettatori, preferiscono aspettare i titoli sul comodo divano di casa, piuttosto che uscire, sbattersi e andare a pagare un biglietto.
Giusto? Sbagliato? Che importa?
E’ la realtà e la dobbiamo accettare. 
Tra l’altro “Avatar: La Via Dell’Acqua” ne ha pure un altro di “problema”: è un film che, per essere goduto a pieno, necessita di essere visto in una sala attrezzata con le ultime tecnologie disponibili.
E qui si apre un mondo, perché di sale all’altezza – in Italia, perlomeno – non ce ne sono moltissime.

Avatar La Via Dell'Acqua

Va da sé che la scommessa di Cameron – che, sicuramente, non fa affidamento sul nostro paese, ma su una risposta di livello mondiale, per fortuna – aumenta di rischio.
E lo aumenta anche perché, rispetto al capostipite, questo secondo capitolo tende un po’ a mettere la trama in secondo piano, a privilegiare la tecnica e la sperimentazione con la quale si va ad aumentare l’estetica, la bellezza visiva – mozzafiato, per carità – penalizzando una narrazione che sembra un pizzico voler ripetere, ingigantendola, la falsa riga del precedente. Quindi torna la tematica ambientale – l’uomo distruttore di pianeti – e a questa vanno ad aggiungersi le questioni – modernissime – legate all’immigrazione, all’inclusione sociale e al bullismo. Pretesti che un uomo intelligente come Cameron usa per ampliare lo sguardo sulla popolazione Na’vi e sul mondo Pandora, mostrando comunità diverse adattate a vivere in habitat altrettanto differenti. Dalla foresta, all’acqua, dunque. Luogo che precede l’immersione nelle profondità degli abissi dove “Avatar: La Via Dell’Acqua” punta a costruire i suoi punti di forza, mostrandoci nuove forme di vita e nuove possibilità di connessioni con la natura che ci fanno stropicciare gli occhi e cadere la mascella.

L’esperienza complessiva, tuttavia, stavolta non riesce ad avere lo stesso impatto della prima volta.
Non si esce dalla sala con la voglia di tornare subito dentro e ripetere il giro.
Sarà perché tre ore e dieci di durata sono onestamente eccessive, oppure perché l’originalità messa sul piatto non è abbastanza per convincere a fare un bis. Certo è, che riducendo la presenza umana sullo schermo, potrebbe pesare anche il rischio di spezzare un po’ l’effetto cinema e di avvicinarsi a quello videogioco. 

Ma, alla fine, chi siamo noi per mettere in discussione la visionarietà di un uomo come James Cameron?
Il padre dei blockbuster.
Il maestro degli effetti speciali.
Il Re degli incassi. 

Per cui, a prescindere dalle riserve, che purtroppo ci sono e devono essere sollevate, l’augurio è che comunque continui ad avere ragione lui. Che possa ancora utilizzare il suo pugno di ferro contro i potenti dell’industria ed arrivare al quinto capitolo di Avatar col vento in poppa.
Daje James, I see you!
As always.

Trailer:

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