[TEATRO] Diari D'Amore - Nanni Moretti Esordisce A Teatro Con Due Commedie Di Natalia Ginzburg

Diari D'Amore Moretti

L'aveva detto Nanni Moretti - forse proprio durante una delle conferenze stampa tenute per il suo ultimo film, "Il Sol Dell'Avvenire" - che gli sarebbe piaciuto, prima o poi, esordire in una regia teatrale. All'epoca però sembrava ancora un futuro molto lontano, un desiderio buttato lì en passant, magari per stuzzicare l'immaginario di qualche giornalista preoccupato che col cinema stesse per chiudere i battenti. E, invece, eccotelo Nanni, esattamente un anno dopo, sorprendere tutti e cominciare a calcare il palco, o perlomeno il retro del palco (per ora).

Lo fa portando in scena due commedie di Natalia Ginzburg, lo fa con la prudenza di chi è intelligente e sa che sta, comunque, mettendo il naso in un territorio nuovo, diverso da quello che già conosce e che padroneggia, affidandosi a una messa in scena, quindi, che forse è volontariamente statica e minimale. Una messa in scena in cui a dominare, a dar dinamismo, sono gli attori, i dialoghi, le battute. Elementi che in qualche modo hanno un denominatore comune con il cinema e che grazie alle tematiche di fondo della pièce, permettono a Moretti di ricreare quei sapori, quelle nevrosi e quell'ironia che fanno parte del suo stile e della sua personalità.
Pronti via, allora, e siamo di fronte ad una coppia che si è appena svegliata di prima mattina. Sono entrambi ancora sdraiati nel letto. Parlano del più e del meno: della colazione, dei loro vicini, di un possibile viaggio in Spagna che stanno organizzando con loro. Lui è un po' brusco, lei un po' dimessa. La discussione salta di palo in frasca, ma lentamente certe parole taciute e certi fatti ambigui rivelano una crisi (e un tradimento) che, forse, porterà i due alla separazione. Separazione che, di fatto, già vive, invece, la donna della seconda storia, quella che si vede arrivare in casa una giovanissima ragazza in fuga, con tanto di valigia in mano. A legarle un uomo, un ricco avvocato, che per la prima è marito solo burocraticamente, ormai, mentre per la seconda - la giovanissima, appunto - è un amante che però si è già annoiato e, di certo, non ha intenzione di sobbarcarsi delle violenze domestiche (e del futuro) subite da chi per lui è stato solo un passatempo. In assenza dell'uomo - in viaggio a Londra - le due donne discutono di come gestire tale situazione, con una serva - che ci tiene ad essere chiamata tale - e una terza donna che ogni tanto intervengono per stemperare la tensione o contribuire al rimedio.

Indifferenza, cinismo, moralità.
Argomenti che di sicuro non sono nuovi per Nanni Moretti, ma che qui vengono inseriti nel contesto di una quotidianità che i protagonisti fanno di tutto per non stravolgere e conservare, proteggere. E anche se qualche crepa, inevitabilmente, viene a crearsi, anche se un barlume di umanità sembra fuoriuscire, come un raggio di sole tra le nuvole, a vincere e ad avere la meglio è sempre l'ipocrisia, l'apparenza. Quella che contraddistingue (non solo) la borghesia, quella disprezzabile, malata e brutta che primeggia e dilaga (e distrugge) nella nostra società.
L'impressione è che voglia mantenere (e ribadire) un filo rosso con un certo tipo di direzione, allora, Moretti, quella che potrebbe rivelarsi fondamentale per il nuovo capitolo della sua carriera che sempre durante la conferenza stampa de "Il Sol Dell'Avvenire" aveva menzionato senza troppi accenti. E questi "Diari D'Amore" potrebbero rappresentarne un primo, piccolissimo, mattoncino, in attesa di un futuro che, ormai, sarà da tenere d'occhio considerando entrambi i fronti.

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