Horizon: An American Saga - Capitolo 1 - La Recensione

Horizon An American Saga Poster

A Cannes ha raccontato di come ha messo a rischio le sue case, ogni volta, per provare a fare i suoi film. Ha parlato dei suoi figli, ai quali vorrebbe riuscire a lasciare un'eredità, ma se rincorrere i suoi sogni (da regista, da autore) lo porterà in perdita (economica), beh, allora si giocherà la carta del "dovete imparare a cavarvela da soli!". Ha ragionato sul western, sul perché non funziona e sulla pigrizia che lo ha condotto a perdere la fiducia da parte del pubblico (che pure è diventato pigro). 
Insomma, ha mostrato a tutti, ancora una volta, di essere un uomo di altri tempi, Kevin Costner. E con "Horizon: An American Saga - Capitolo 1" (con una seconda parte prevista ad agosto e una terza e una quarta in cantiere), ha mostrato anche di essere regista (e autore) di altri tempi, fregandosene dei fatti, dei rischi e delle chiacchiere per portare al cinema un'epopea che, forse, lo rappresenta trasversalmente (come uomo, come regista e come autore).
Per fortuna.

Avrebbe potuto tranquillamente piegarsi al sistema (moderno), spezzettarla, farne dieci episodi e vendere il progetto a qualche piattaforma, se solo lo avesse voluto. Perché "Horizon: An American Saga - Capitolo 1" ha una struttura che funzionerebbe benissimo - gli basterebbe qualche piccola modifica - per una serie televisiva, in stile "Game Of Thrones". Ci sono tre, quattro storie che si intrecciano e che si danno il cambio, infatti, e che raccontano (o iniziano a raccontare) la nascita di una nazione costruita sul sangue e col sangue. Ci sono gli Apache, i cowboy, i coloni, le carovane, le cavalcate, i tramonti e qualsiasi altro elemento che nel western classico non può e non deve mancare assolutamente mai. Il punto di convergenza è questa terra promessa chiamata Horizon pubblicizzata da un volantino, che per ognuno dei protagonisti rappresenta la speranza, la salvezza, il futuro, un luogo in cui poter essere e/o ricominciare. Nel frattempo, però, bisogna vivere il presente, resistere alle disgrazie, alla violenza e al conflitto razziale che non ha intenzione di cessare e che spaventa pure chi è costretto a subirlo, a vederlo da lontano (specchio di una cronaca recente e immortale). C'è chi si ritrova coinvolto suo malgrado, chi ci nasce dentro e deve imparare a gestirlo, chi cerca di evitarlo a tutti i costi e chi, ovviamente, lo vede come un'opportunità di intrattenimento - gli scalpi - e di guadagno. Eppure è ancora troppo presto per noi spettatori per provare a schierarci, prevedere i risvolti o avere ben chiaro l'ordine della scacchiera, visto che questo primo capitolo si "limita" a mettere in scena i vari personaggi, le loro personalità, annunciando - in coda, prima dei titoli di coda - dei capovolgimenti e dei colpi di scena di cui sapremo di più solo assaporando la seconda parte (che dovrebbe delineare maggiormente la direzione di un racconto che andrà a coprire 15 anni di storia).

Horizon Costner

Tuttavia, questa enorme infarinatura (di 180 minuti) a noi - a me, perlomeno - risultata già sufficiente per tirare delle somme. Quelle di un cinema meraviglioso che non si capisce come faccia a faticare e ad esistere, minacciando puntualmente un'imminente estinzione, e quelle di una pellicola che ha il coraggio e l'intelligenza (fuori dal comune, ormai) di prendersi il suo tempo - quello necessario, sia chiaro - lavorando con il ritmo in una maniera così precisa e così scandagliata da poter diventare quasi oggetto di studio per gli addetti ai lavori. Perché al di là dei numeri che potrebbero spaventare, la percezione di una lunghezza fiume con "Horizon: An American Saga - Capitolo 1" non si ha letteralmente mai, anzi, il film nonostante di pause se ne permetta, eccome, dà la sensazione di scorrere sempre velocissimo, senza tregua, non perdendo il filo nemmeno per un secondo e tenendo altissimo l'interesse dello spettatore per il conflitto, i personaggi (scritti benissimo) e l'estetica. Per quanto possa apparire egoistico nei preamboli, nell'esecuzione e nella sua maestosità, quello di Costner è quindi un cinema generosissimo, un cinema generosissimo, di cui la gente fatica a rendersi conto. Un cinema generosissimo ai limiti dell'inverosimile. Di quelli che ci sarebbe davvero bisogno di un cowboy come lui che, con la giusta irruenza, magari, ti prenda e ti ci porti di corsa a vederlo, dimostrandoti col senno di poi che aveva ragione e che quel gesto un po' aggressivo, in fondo, era necessario solo per il tuo bene.

Metafore a parte, però, la verità è che non ci sarà nessuno che verrà a prendervi, ovunque siate, e vi costringerà ad andare al cinema a vedere questo film meraviglioso. Dovrete essere voi a fidarvi del cowboy che l'ha fatto - sacrificando anche se stesso - e seguirlo spontaneamente. Ed è importante che lo facciate adesso, quando a proiettarlo sono ancora i cinema, perché per quanto possa ricordare un prodotto fruibile ad episodi o frazionabile in puntate, il fascino e la potenza di "Horizon: An American Saga - Capitolo 1" - che sono altissimi - hanno il diritto e il dovere di imporsi sul grande schermo il più a lungo possibile, di farlo con quella carica, quella grandezza e quella veemenza spettacolare che solo il cinema di altri tempi sa(peva) fare.
E Costner questo lo sa (fare) benissimo, al punto da arrivare pure a giocarsi la casa.

Trailer:

Commenti

  1. Al mio paesello purtroppo non è ancora arrivato, ma farò di tutto per vederlo questo western crepuscolare e senza tempo: a Costner non si può non voler bene, soprattutto quando si imbarca in opere amabilmente megalomani e flop annunciati come queste... ;)

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