Immaculate: La Prescelta - La Recensione

Immaculate Poster

C'è questo convento dove una suora, Simona Tabasco, sta cercando di scappare. Durante la fuga, però - che avviene di notte, rubando le chiavi del cancello principale di nascosto - un gruppo di suore più anziane si accorgono di lei e cominciano a inseguirla, la raggiungono e, infine, la puniscono. Di brutto. Segnale che, forse forse, in questo convento qualcosa che non va c'è. Una sensazione che, personalmente, diventa certezza quando, qualche giorno più tardi, sempre li dentro, viene accolta un'altra suora, giunta appositamente dall'America. Una suora che ha il corpo, le forme e la sensualità di Sydney Sweeney (!). E così, in questo convento che tanto credibile più non ci sembra - e nel quale c'è posto anche per Benedetta Porcaroli - comincia a prendere forma l'idea che possano celarsi strani misteri, dei sotterfugi, che tra sguardi e comportamenti ambigui, fanno pensare che presto, la povera Sydney, si pentirà di aver lasciato la sua amata terra natia (ma pure noi ci pentiremo di qualcosa, tranquilli).

Insomma, va da sé che la prima nota stonata di "Immaculate: La Prescelta" è legata a un miscast che tende a far cadere tutto in vacca ancor prima di tirare su l'impalcatura. Un'impalcatura che dovrebbe servire a mettere le basi per un film dell'orrore, ma che invece per originalità della trama, incapacità registiche e, appunto, la voglia (unica) di portare sul grande schermo volti in voga, depredati da (ultime) serie tv di successo, l'unico traguardo che riesce a ottenere è quello di un pasticciaccio respingente ed involontariamente imbarazzante. Riassumendola in soldoni, la storia racconta di questa suora - la Sweeney - che improvvisamente resta incinta senza aver mai avuto un rapporto sessuale nella sua vita - non ridete, per favore - simboleggiando quindi la vergine Maria, all'interno di un contesto in cui la figura di Dio e la sua venerazione viene costantemente messa in dubbio da una serie di personalità, incapaci di nascondere la loro aurea sinistra e la violenza inaudita (seppur passiva). Spunti e sfumature che la sceneggiatura di Andrew Lobel scopiazza senza troppa fantasia da titoli di riferimento come "Omen" e "Rosemary's Baby" e che, come se non bastasse, in mano alla fiacca regia di Michael Mohan diventano simili a del buon materiale per un potenziale, nuovo "Scary Movie".

Immaculate Sydney Sweeney

La cosa peggiore, allora, nel disastro più totale, è proprio che a "Immaculate: La Prescelta" non riesce nemmeno il compitino di provare a trasformarsi in guilty pleasure: di quelli da prendere in considerazione quando si vuole organizzare una divertente serata tra amici, magari. Quello di Mohan è semplicemente un estenuante specchietto per le allodole, costruito a tavolino pescando talent qui e là, con la stessa perizia e gli stessi calcoli applicati oggi da un algoritmo. Un prodotto senza né capo e né coda, in cui non è possibile salvare nulla e non c'è nulla che riesca a rigare dritto. Si percepisce, anzi, la svogliatezza di chi sta eseguendo qualcosa non per passione o per generare intrattenimento, ma solo per tentare di craccare il box office e fare cassa. Paradossale vedere prodotti di questo tipo uscire nelle sale e non in streaming, dove sarebbero comunque un'ultima scelta di catalogo, ma adempierebbero almeno a quel lavoro di rinfoltimento settimanale tipico delle piattaforme. La speranza è che in pochi cadano nella trappola, che servirebbe solo a fare perdere ulteriore fiducia nella qualità che la sala cinematografica dovrebbe garantire e mantenere. Perché non basta prendere un attrice da "Euforia", un attore da "La Casa Di Carta" e un'altra attrice da "The White Lotus" per fare un film, ma c'è bisogno di un'idea funzionale, di capacità di esecuzione e voglia di realizzare qualcosa che sia davvero in grado, teoricamente, di soddisfare il pubblico.

E dentro "Immaculate: La Prescelta" non c'è niente di tutto questo, ma solo novanta minuti di noia e trovate produttive che dovrebbero bastare a tenere alla larga chiunque provi ad avvicinarsi. 
E l'unica domanda che ci si pone, una volta usciti dall'agonia, è come abbiano fatto certi nomi in ascesa a dire di sì a un progetto così scadente.

Trailer:

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