Anora - La Recensione

Anora Sean Baker

Il cinema di Sean Baker non è uno di quelli facilmente identificabili, immaginabili. Chiunque sia capitato, infatti, di fronte a una sua pellicola, avrà notato come a far da padrona, spesso, sia l'arma dell'imprevedibilità, del cambio di ritmo, delle deviazioni. Un marchio di fabbrica tanto rischioso quanto audace, che non va a risparmiare neppure la sceneggiatura di "Anora", sebbene qui l'impressione è che venga utilizzato con una consapevolezza e con un peso specifico assai differente. Non, quindi, con la solita funzione di limitarsi a sorprendere lo spettatore in termini di originalità narrativa, bensì come chiave fondamentale, necessaria a esaltare le doti di un autore che, forse, ha capito essere giunto il momento di puntare in alto, di compiere definitivamente il (grande) salto.

Perché per quanto ci troviamo ancora una volta di fronte a una storia folle - una storia che vede l'escort e spogliarellista ventitreenne del titolo, entrare in contatto col figlio ventunenne di un oligarca russo ricchissimo e diventare prima la sua ragazza in esclusiva e a pagamento, poi sua moglie, grazie a un matrimonio fugace celebrato a Las Vegas - il tocco, la sensibilità e "la mano ferma", di Baker sembrano più mature del solito. Più consapevoli, potremmo dire. E lo capiamo da come riesce con grande maestria a mescolare vari generi, a passare da un incipit paragonabile a "Pretty Woman", frullato insieme a "Una Notte Da Leoni", se i protagonisti fossero stati tutti figli di papà confinati al college, per poi rompere gli schemi e mettere su una parte centrale tanto assurda quanto irresistibile. Perché non appena saputo della bravata del figlio, i genitori attivano tre scagnozzi per costringerlo ad annullare le nozze, scatenando la fuga in solitaria del ventunenne, il quale lascia Anora rabbiosa prigioniera di questi, per lo più pacifici, criminali. Si passa al gangster-movie, allora, ma declinato in salsa semi-umoristica e privato della sua nota e cruda violenza, mossa che darà vita ad una serie di risvolti (e di cambi di tono) che servono ad aprire le porte ad un terzo atto che, pur non volendo perdere il gusto della risata, mischia di nuovo le carte, risultando profondamente sensibile, drammatico e disincantato.

Anora Film Baker

Perché, alla fine, l'intento di Baker è quello di raccontare due anime - quella di Anora e quella del giovane Vanya - che vorrebbero solo vivere a pieno la loro giovinezza, scacciare via le responsabilità (e le ingiustizie, e le difficoltà) dell'età adulta, non guardando in faccia, o ignorando in toto, una realtà ineluttabile che all'improvviso bussa - letteralmente - alla loro porta di casa per esplodergli in faccia. La medesima realtà scomoda e fastidiosa contro cui provano a lottare - entrambi a modo loro: lui scappando, lei rivendicando ciò che crede le appartenga - difendendola e fingendo che l'alternativa tra le loro mani sia in qualche modo sostenibile, avverabile, mentre intorno a loro "gli adulti" - ovvero quelli che si son dati da fare per permettere davvero che quell'utopia, e quella beatitudine assoluta, avesse luogo - salgono in cattedra e a colpi di lavate di capo, giochi di potere e schiaffi educativi, cercano di ripristinare un principio di ordine e di normalità (o quella che loro identificano come tale). Eppure, in quella che superficialmente nient'altro non è che la relazione tra un giovane russo che voleva solo divertirsi durante il suo viaggio in America e una giovane Americana che l'America, metaforicamente parlando, invece l'andava cercando, Baker ci infila in mezzo pure quel pizzico di romanticismo, quel paio di espressioni e quel paio di sguardi che puntano a farci domandare se, probabilmente, tra questi due ragazzi incoscienti e immaturi (la generazione di oggi?) non possa davvero nascere un sentimento puro, anche se figlio di un capriccio (magari proprio grazie a quel capriccio). E la brusca interruzione che il loro amore (?) vede subire, a questo punto, potrebbe risultare come la vera e unica violenza esposta da una pellicola fino a quel momento leggera, stravagante e vitale.

Dubbi leciti e che restano, ovviamente, rendendo ancor più struggente la chiusura catartica scelta da Baker per evidenziare con maggior forza il percorso compiuto dai suoi protagonisti. La vivacità, il divertimento, la spensieratezza a cui "Anora" ci aveva abituato di colpo spariscono, vengono banditi dalla scena, sostituite da un pianto comprensibile che sovrasta persino la consueta musica ristoratrice dei titoli di coda.

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