Joker: Folie à Deux - La Recensione

Joker Folie A Deux Poster Ita

Quando Todd Phillips ha annunciato che avrebbe realizzato il sequel di "Joker" io non ero poi cosi entusiasta. Quando ha aggiunto che sarebbe stato un musical, però, la mia curiosità ha cominciato a stuzzicarsi, ad accendersi. Non cosi immediatamente da non vedere l'ora che il film uscisse in sala, ma abbastanza da metterlo nella lista dei titoli da visionare.

Ecco, qualcuno direbbe fumo negli occhi, in questi casi.
Ovvero quando si è parecchio bravi ad offuscare la vista di qualcuno, lasciandosi andare a premesse (e promesse) bellissime, ma irraggiungibili o impossibili da mantenere. Difficili, quantomeno. Specialmente se in mano hai uno straccio di sceneggiatura partorita da un'idea buona, ma ancora da ampliare e tenti di annacquarla farcendola con numeri musicali che non accendono mai la scena, semmai l'addormentano. Inutile girarci intorno, "Joker: Folie à Deux" ha grossi problemi, forse troppo grossi, tant'è che si rischia di arrivare al punto critico in cui ci si comincia a chiedere il perché? Perché rovinare tutto? Perché assecondare un capriccio? Ma soprattutto: perché - e quando? - Phillips ha completamente abbandonato il timone della sua nave? Un regista in ascesa - meritatamente e a furor di popolo - con in mano carta bianca, accetta di dirigere un sequel in cui ha praticamente solo da perdere. Non suona poi cosi bene, no? Non suona molto intelligente. A meno che non era convinto di avere tra le mani un secondo jolly. E, magari, aveva anche ragione, chissà? Solo che poi deve esserci stato per forza qualcosa che non ha funzionato. Un naufragio in corso d'opera, ipotizziamo, e la sua presenza dietro la macchina da presa è venuta a mancare.

Joker Folie A Deux Phoenix

Sembra una pellicola autogestita, infatti, "Joker: Folie à Deux".
Non ha carattere, non ha personalità, non ha ritmo (cosa gravissima per un musical). Ha solo due protagonisti che sanno fare il loro mestiere, ma che abbandonati a sé stessi finiscono per risultare sprecati, scarichi, deboli. Il personaggio di Harley Quinn, con il quale si doveva dare una rinfrescata alla storia, aggiungendo un po' di spessore all'universo, è scritto in maniera bidimensionale, accessoria, utilizzato semplicemente come leva necessaria ad Arthur per risvegliarsi dal torpore e tornare a credere nel simbolo di Joker. Troppo poco per le potenzialità messe a disposizione, troppo poco anche per Lady Gaga, che in questo modo è rilegata sullo sfondo e non emerge mai veramente, non trovando né il tempo, né gli strumenti per graffiare lo schermo e giustificare il peso (e il rumore) del suo casting. Si resta per lo più in attesa, allora. In attesa di eventuali e sospirati fuochi d'artificio che non esploderanno mai, di un pezzo musicale - almeno uno - che sia capace di far vibrare il nostro corpo e le nostre emozioni, in attesa di smorzare una noia che, invece, è protagonista assoluta di un'opera il cui destino appare quello di andare a depositarsi presto nell'oblio della nostra memoria.

L'unico interrogativo a cui verrebbe voglia di dare risposta, quindi, è che fine abbia fatto Todd Phillips. Assente ingiustificato del film e principale vittima e ferito del disastro.
Il vero dibattito dovrebbe aprirsi su quale sarà il suo di futuro, non quello di Joker: del quale, onestamente, ci interessa il giusto, ormai. Più interessante è analizzare il caso di un uomo (fin qui intelligente) che vince alla lotteria, e che poi perde l'intero montepremi ripuntandolo in blocco sullo stesso numero che gli aveva portato fortuna una volta.
Che paradosso. Che follia.

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